Dopo
Caronte, Minosse, Scipione, Caligola, Nerone e Annibale, è ora il turno del
Colosso dei deserti! Questa estate sempre più torrida sta mettendo in ginocchio
il BelPaese, causando da Nord al Sud danni alle colture così pesanti da far
parlare di vero e proprio stato di calamità.
Il
tempo ed il clima sono tutt'ora manipolati da una banda di criminali senza
scrupoli, con obiettivi ben precisi e con la piena collaborazione delle autorità
governative che, invece, dovrebbero essere preposte alla tutela dell'ambiente,
della salute dei cittadini e della stabilità economica dei paesi. Sappiamo,
però, che purtroppo non è così.
In Veneto sono
più di 350 mila gli ettari in forte sofferenza, con perdite che arrivano al 100
% nelle zone non irrigate della bassa padovana e un calo delle rese complessivo
stimato in oltre 7 milioni di quintali per il granoturco e 560 mila quintali per
la soia. In Lombardia i raccolti di mais e pomodori hanno subìto tagli di oltre
il 20 %. Inoltre per salvare campi e raccolti gli agricoltori sono costretti a
usare a pieno regime le pompe per pescare l'acqua dai canali e irrigare, con un
aumento del consumo di gasolio pari al 30 %.
In Emilia Romagna ad essere in ginocchio è soprattutto il
settore ortofrutticolo, secondo quanto emerso da una riunione della consulta
agricola regionale. Il lungo periodo di siccità, iniziato lo scorso novembre, ha
portato alla perdita fino al 100 % del raccolto nelle province di Ferrara e
Bologna. In Abruzzo calo del 30 per cento della produzione di finocchi, radicchi
e carote nelle coltivazioni del Fucino. Si rivela urgente la necessità di
ammodernare il sistema di irrigazione.
In Toscana secondo una prima stima sarebbero 60 milioni i
danni provocati da caldo e siccità. Il 30 per cento del pomodoro, il 50 per
cento di mais, girasoli e barbabietola sono già andati persi, mentre nelle
stalle le mucche hanno prodotto il 20 % in meno di latte a causa dello stress
causato dal caldo rovente. Anche in Lazio per l'agricoltura è codice rosso; ad
essere colpiti sono soprattutto castagneti, noccioleti, oliveti, vigneti e
ortofrutta mentre sono in pericolo anche gli allevamenti zootecnici, sia bovini
che ovini, che per la mancanza di foraggio e per l'afa hanno ridotto
drasticamente la produzione di latte bovino e ovino. Nelle Marche le alte
temperature registrate a luglio in provincia di Pesaro, fino a 6 gradi superiori
alla media, hanno portato a un calo della produzione di girasole che va dal 20 %
fino al 90 % per chi ha seminato tardi.
In
Campania i danni alle coltivazioni di mais, pomodoro e uva e tabacco sono
stimabili in circa 50 milioni di euro. Infine in Puglia sono 108 i milioni di
metri cubi di acqua in meno negli invasi all’inizio di agosto 2012, rispetto
allo stesso periodo dell’anno precedente, una situazione da allarme rosso per le
produzioni orticole, frutticole e gli animali. Calo del 25 % per i pomodori,
mentre le mucche hanno prodotto in media dal 10 al 20 per cento di latte in
meno, con punte che arrivano anche al 50 per cento nei giorni più roventi.
[1]
La stazione H.A.A.R.P. di Gakona (Alaska), dispone di 180
antenne che, lavorando di concerto, riescono a produrre a terra un ritorno di
bassa frequenza, sparando sulla ionosfera una ricaduta di 10 gigawatt (10
miliardi di watt). 10.000MW = 130 decibel (jumbo al decollo). Se moltiplichiamo
1 w per migliaia di volte, si può immaginare la ricaduta al suolo: esplosioni
radianti (i famigerati boati...) a qualsiasi altezza, terremoti a qualunque
profondità, manipolazione del clima, innalzamento della temperatura
dell'aria...
H.A.A.R.P. non influisce sulle
correnti a getto direttamente, ma in modo indiretto. Se la ionosfera si espande
nello spazio, la stratosfera sottostante ad essa deve modificarsi per colmare
quel vuoto e, modificandosi, devia il corso delle correnti a getto di migliaia
di chilometri, alterando gli spostamenti dell'acqua nell'atmosfera.
H.A.A.R.P. è
solo uno dei numerosi "riscaldatori ionosferici" installati in tutto il mondo.
Solo gli Stati Uniti ne contano tre: uno a Gakona ed uno vicino a Fairbanks, in
Alaska ed un altro ad Arecibo, in Puerto Rico. La Russia ne ha installato uno a
Vasir Surks, nei pressi di Nižni Novgorod e l'Unione europea un altro nei
dintorni di Tromso, in Norvegia. Sfruttando un'azione congiunta, questi
trasmettitori sono potenzialmente in grado di alterare il clima di qualunque
area del pianeta, variando radicalmente la traiettoria delle correnti a getto ed
innescando temporali catastrofici o tremende siccità. Il riscaldamento
dell'atmosfera potrebbe persino cambiare l'epicentro degli uragani e creare
delle cupole di alta pressione in grado di deviarne il corso.
I cosiddetti
"riscaldatori ionosferici" vengono sfruttati per le mutazioni
atmosferiche. I rapporti del'esercito
statunitense lo dimostrano, il Pentagono lo ammette nei documenti ufficiali,
eppure smentisce il loro reale uso di fronte all'opinione
pubblica.
Il governo
statunitense è fermo sulle sue posizioni e ribadisce che H.A.A.R.P. è
semplicemente una struttura per la ricerca meteorologica, ma è forse un caso che
dalla sua attivazione gli esperti abbiano registrato bizzarre anomalie
climatiche, tra cui massicce inondazioni, uragani, drammatici periodi siccitosi
e terremoti?
I calcoli
matematici disponibili prevedono un "riassestamento" della corrente a getto
polare per il 26 agosto e ciò, in linea del tutto teorica, dovrebbe portare a
copiose precipitazioni e ad un repentino calo delle temperature, sempre che i
militari e chi per loro non rovinino, ancora una volta, la festa.
[2]
Fonti
Tratto dal blog: http://freeondarevolution.blogspot.it
DIO PROVVEDERà
RispondiElimina