DI
SEBASTIANO CAPUTO I fatti di Parigi segnano un clima di anteguerra.
Il nostro dovere è quello di far dialogare, prima che sia troppo
tardi, il vero Islam con l’Europa profonda, rifiutando le categorie
ufficiali dello “scontro di civiltà” L’uomo in mezzo alla
folla, che sia reale o virtuale, diviene irrazionale, istintivo,
violento, ingenuo, eroico, manipolabile, così a differenza
dell’individuo isolato, si lascia facilmente impressionare e
corrompere da parole, simboli, immagini fino a commettere azioni
contrarie ai suoi interessi. È quello che si è potuto verificare
nei giorni successivi alla strage di Parigi. Dallo slogan delirante
#JeSuisCharlie alla marcia grottesca con i capi di Stato staccati dal
corteo, passando dalle dichiarazioni fuori luogo dell’iper-classe
politico-mediatica, si sta arrivando progressivamente al
restringimento delle libertà individuali. A fronte di questo
attentato terroristico, privo di una versione ufficiale dei fatti ma
prontamente paragonato all’11 settembre, si assisterà a una rapida
estensione del controllo sociale alimentata da una strategia
mediatica della tensione. Maggiore sorveglianza di luoghi pubblici e
costruzione di città militarizzate, aumento del potere delle forze
dell’ordine, diffusione di leggi speciali, legittimazione e
giustificazione dell’uso della tortura durante gli interrogatori,
l’invocazione della pena di morte, pianificazione e attuazione di
interventi militari preventivi (guerre umanitarie, pardon) nei
cosiddetti “Stati canaglia”.
Si
prospettano davanti a noi anni difficili in cui già si intravede uno
scenario apocalittico dettato dai grandi signori dello “scontro di
civiltà”. Le prove tecniche per una guerra civile in Europa sono
iniziate nel 2011 con la sparatoria organizzata dal norvegese
anti-islamico biondo e dagli occhi azzurri, Anders Behring Breivik,
che uccise 69 persone nell’isola di Utoya. Da lì si sono succeduti
una serie di episodi ambigui e sovra-mediatizzati: l’11 marzo 2012,
un uomo armato di nome Mohamed Merah che affermò di avere legami con
Al Qaeda uccise tre studenti ebrei, un rabbino e tre militari a
Tolosa, nel Sud della Francia; il 22 maggio 2013, due estremisti,
presumibilmente appartenenti ad Al Qaeda uccisero a Londra e a colpi
di machete un soldato di 24 anni reduce dell’Afghanistan; infine
il 24 maggio 2014, quattro persone furono uccise al museo
ebraico di Bruxelles per mano di un uomo armato di Kalashnikov.
Nei
prossimi mesi vedremo moltiplicarsi questi episodi enigmatici e di
violenza. In questo clima di anteguerra e di tensioni ci verrà
presentato uno scenario artificiale che vedrà fronteggiarsi l’Impero
occidentale, giudaico-cristiano, protestante, libero, sviluppato,
democratico, progressista, bianco e un’orda barbarica di
arabo-musulmani che al grido “Allah akbar!” (Dio è grande!)
taglierà gole e si farà esplodere nei luoghi pubblici. Come per
ogni guerra non ci sarà spazio per gli obiettori di coscienza. E
quando scatterà la “legge marziale” (i militari prendono il
controllo della normale amministrazione della giustizia) ogni
dissidente sarà considerato un traditore.
Nessun commento:
Posta un commento