Sembra
un discorso attualissimo e quasi quantistico quello di Philip K.
Dick, noto scrittore di fantascienza che conoscerete tutti soprattutto da Balde Runner. Vi linko una breve spiegazione di lui presa da Wikipedia:
La fama di Dick, noto in vita esclusivamente nell'ambito
della fantascienza,
crebbe notevolmente nel grande pubblico e nella critica dopo la sua
morte, in patria come in Europa (in Francia e
in Italia negli anni
ottanta divenne
un vero e proprio scrittore di culto), anche in seguito al successo
del film Blade
Runner del
1982 liberamente ispirato a un suo romanzo. In vita pubblicò quasi
solamente opere di narrativa fantascientifica - un genere all'epoca
considerato "di
consumo" - ed è stato successivamente rivalutato come
un autore
postmoderno precursore
del cyberpunk e,
per certi versi, antesignano dell'avantpop.
Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano
ormai tra i classici della letteratura contemporanea.[1] Temi
centrali dei suoi visionari romanzi sono
la manipolazione sociale, la simulazione e dissimulazione
della realtà,
la comune concezione del "falso", l'assuefazione
alle sostanze stupefacenti e
la ricerca del divino.
Non stupirebbe nemmeno più questo discorso, specie dopo MATRIX. Il motivo della notizia è che lui ne parla nel '77.
L'altra cosa che qui spiega, forse per la prima volta, è che scriveva quello che sognava. Descrive i suoi sogni come vividi ricordi di una vita alternativa presente. Come se ne stesse vivendo due contemporaneamente.
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