Dr William
Tiller, della Stanford University: “Tutto cio’ a
cui una persona pensa con un un intento specifico, ha un vasto potere
sul regno fisico, spesso in modi che non vengono
notati”. Il potere del pensiero
intenzionale e dell’azione deliberata è molto piu’ grande di
cio’ che la piu’parte della gente crede. Uno scienziato della
Stanford University afferma di aver accidentalmente trovato un modo
per imbottigliare e immagazzinare questo intento per un uso futuro,
anche quando le persone, che hanno vissuto l’esperienza originaria,
non sono fisicamente presenti.
Questo
concetto un po’ metafisico è stato portato alla luce dal Dr.
William Tiller, un ex accademico le cui riflessioni meditative lo
hanno portato ad una insolita scoperta: tutto cio’ a cui
una persona pensa, pianifica o per cui si impegna, con un un intento
specifico, ha un vasto potere sul regno fisico, spesso in modi che
non vengono notati o che non sono pienamente compresi.
Nel
1997 William Tiller, ancora professore all’università di Stanford
nel dipartimento di Scienza della materia e ingegneria, decise di
fare un esperimento per vedere se l’intenzione umana potesse essere
“ingabbiata” e poi usata per influenzare un processo
chimico.
Per
fare questo utilizzò una semplice “scatola nera“, dalle
dimensioni di un telecomando, e dotata di una memoria di sola lettura
programmabile e cancellabile elettricamente. Il suo esperimento si
sarebbe basato sulla presupposizione che i pensieri potessero essere
“imprigionati” in un bit di memoria elettronica e in
seguito “rilasciati” per influenzare il mondo fisico.
L’obiettivo
scelto fu quello di cambiare il pH dell’acqua (la misura di acidità
o alcalinità di una soluzione),in quanto rimane all’incirca
stabile ed è possibile rilevare anche cambiamenti piccolissimi. Un
cambiamento di un’intera unità sulla scala del pH,
rappresenterebbe un enorme cambiamento.
Tiller
convocò quindi un gruppo di meditatori che, focalizzandosi
intensamente sulla scatola nera per quindici minuti, impressero
l’intento di cambiare il pH dell’acqua aumentandolo e
diminuendolo di un’intera unità.
La
scatola nera con l’intento, fu poi avvolta da Tiller in un foglio
di alluminio e messa in una gabbia di Faraday (contenitore in grado
di isolare l’ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico
esterno). Tiller preparò anche una scatola nera “di controllo”
dove non era stata impressa alcuna intenzione.
Le
scatole furono poi spedite in un laboratorio a duemilaquattrocento
Km. di distanza, senza specificare quale delle due fosse quella
“impressa”. Una volta nel laboratorio, fu condotto uno studio
utilizzando delle provette piene d’acqua.
L’esperimento
ebbe un successo straordinario. Infatti le provette che
vennero in contatto con la scatola nera “impressa“, modificarono
il pH aumentandolo o diminuendolo di un’unità mentre il pH delle
provette che furono esposte alla scatola nera di controllo, rimase
invariato.
Tiller
riuscì così a dimostrare che l’intenzione può essere
“ingabbiata” attraverso lafocalizzazione.
Ognuno
di noi più o meno consciamente modella la realtà in cui vive, ma
solo pochi attivamente. Come afferma Joe Dispenza, uno
dei maggiori esperti sul cervello a livello mondiale: “Il
mondo subatomico risponde alla nostra osservazione, ma la persona
media perde l’attenzione nell’arco di sei-dieci secondi”. Quando
la mente è libera dal rumore e viene a riposare nel silenzio,
l’intenzione è focalizzata, coerente, non è dispersa tra pensieri
ed emozioni contraddittorie e quindi l’azione diventa chiara ed
efficace.
Oggi
possiamo dire che la scienza lo dimostra.
Ritengo possibile la cosa.
RispondiEliminaAnch'io credendo a questa teoria (io la definisco ancora teoria), ho provato su me stesso la forza della mia coscienza per modificare il malessere del mio corpo. Io riesco ad ottenere variazioni del mio stato, ma non riesco ad ottenere che siano prolungate nel tempo o definitive.
C'è una forza che vinco momentaneamente, ma poi essa si ricompone e si dimostra sempre più forte di me.
Ho provato anche ad agire sulle cose esterne, ed una delle prove che mi piace spesso fare è quella di mettermi in mezzo a tanta gente, osservarle e pretendere che facciano qualcosa o che volgano lo sguardo su me, precisando che io mi pongo in spazi completamente estranei ai loro.
Una pianta di amarene che non mi ha mai dato frutto, l'ho "minacciata" e quest'anno è piena di amarene.
Io ho osservato che è possibile influenzare ed interagire con la materia con la propria coscienza, ma non ho capito come si fa.
Ho solo osservato che non dobbiamo pensare con il cervello, ma non pensare, come se fossimo in uno stato di "dormiveglia".
Faccio anche sogli stranissimi, in cui è come se abbandonassi questa realtà per entrare in una realtà parallela.
Ma ripeto, per il momento considero il tutto ancora "teoria".
Per il Sig. Bellin: quello che dice mi trova d'accordo, ma si deve tener presente che, se da una parte il nostro "Io" cosciente può indirizzare il pensiero, la volontà in una direzione, lo stesso "Io" ma "incosciente", profondo, può reindirizzare il pensiero, la volontà nella direzione opposta.
RispondiEliminaCioè, Lei è una persona con un malessere nel corpo(da come ci riferisce)e se il pensiero può produrre un effetto, ecco che lei ha dentro di se, nel profondo, qualcosa che le produce il male; vuoi come spia di qualche stato psichico non risolto o vuoi per chissà quale motivo.
É la stessa ragione per la quale si dice (e c'è chi ne è convinto) che potremmo guarire dai nostri mali con la forza della Mente; ma trascurano sul fatto che è proprio la forza della nostra Mente (profonda) ad aver causato lo stesso male.
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