Ritrovamento di giganti a Pauli Arbarei |
In Sardegna uno spettacolare fenomeno di luci in movimento rivela antichi culti legati al popolo dei Giganti
Dal profondo del Medio Campidano, cuore della Sardegna, nel piccolo centro di Pauli Arbarei, paesino di appena settecento anime, da tempo ormai sprigiona una storia che fa discutere. “Dodicimila anni fa qui abitava un popolo di giganti. Un'onda travolse poi questa civiltà. Sono rimasti gli scheletri e tanti monili. Ma tutti fanno finta di non vedere e di non sentire”. Luigi Muscas, 49 anni, pastore poi diventato scultore ed infine autore di due libri, “Il popolo dei giganti, figli delle stelle” e “I giganti ed il culto delle stelle”, tenta di ridare parola ad una storia muta che sa di mito e di leggenda. “Ho litigato con mezzo mondo”, dice deluso. “Nessuno mi ascolta. Ma io non mi fermerò. Io, i giganti, li ho visti davvero. Qui a Pauli Arbarei. Dove le stelle camminano, scendono, si illuminano e poi risalgono. Li fotografo ogni giorno.
Le “Stelle che camminano” di giorno in un pagliaio |
I turisti che arrivano a volte sono scettici, ma poi, di fronte a questo spettacolo di luci in movimento, restano a bocca aperta”.
E racconta di non essersi inventato niente, di non lavorare di fantasia. Racconta di tombe con scheletri enormi e mummificati, di tantissime ossa, di tunnel che collegano nuraghi e templi, di navi e anelli in ferro per l’attracco.
Gli fanno eco 24 suoi concittadini con testimonianze che confermano la sua versione e che Luigi ha raccolto nei suoi libri. Una sorta di antologia fra mito e leggenda che s’intreccia con date, luoghi e oggetti descritti con dovizia di particolari. Come se ogni cosa fosse ancora lì, al suo posto, a soddisfare l’incredulità degli scettici. “Io i resti dei giganti li ho visti davvero”, ripete a mo' di ritornello l’autore. “Un giorno di febbraio del 1972, all’uscita di scuola, quando per ripararmi dalla pioggia m’infilai dentro una grotta. Ecco, uno scheletro, con la testa enorme e la dentiera al completo. Lo raccontai a mio nonno: non si scompose”. Non si scomposero gli altri anziani.
Il fenomeno delle luci in movimento a Pauli Arbarei si ripete da sempre quotidianamente |
Perché a Pauli Arbarei, così come nelle vicine località, di scheletri giganti la terra ne custodisce tanti. Forse sepolti dalla storia. Venuti poi alla luce intorno agli anni Cinquanta, con l’arrivo di mezzi agricoli che andavano più in profondità. “Quando abbiamo collaudato il primo trattore- ricorda tziu Sittimio Onnis, 66 anni, anche lui di Pauli Arbarei- l’aratro s’incagliò in una lastra di pietra e il mezzo si fermò improvvisamente. Sotto quella pietra c’era una tomba. All’interno uno scheletro con una testa grande quanto quella di un cavallo.
Ritrovamento di spoglie di giganti in India |
Per non parlare delle dimensioni delle ossa: nessuna somiglianza con quelle di un uomo comune”. E qui un pizzico di rabbia: “Non capisco perchè non ci sia qualcuno disponibile a scavare sull’altipiano per capire se anche i fatti leggendari che ci hanno tramandato i nostri padri possono diventare realtà. C’è quasi paura di scoprire che la Sardegna sia la culla di una civiltà antichissima. Come se si temesse di dover riscrivere la storia”. Come lui, gli altri: non si arrendono. “E’ la verità -sbotta Giuseppe Pulisci, 70 anni - che deve saltar fuori. Lo dico sin da quando lavoravo a Sardara, negli scavi archeologici del villaggio nuragico di Sant’Anastasia. Ho visto scheletri di varie dimensioni, qualcuno oltre 2 metri di lunghezza. Man mano che venivano recuperati, ci obbligavano a portali subito dentro la chiesa. Mi è toccato sorvegliarli anche di notte. Poi scomparivano. Assieme a bronzetti, bottoni e altro ancora. Non so che fine abbiano fatto”.
Non sanno, ma vogliono sapere: “E’ sufficiente che la scienza punti la lente d’ingrandimento sull’altopiano di Pauli e su tutta l’isola”. Lo farà?
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