Dalla sua prigionia di Londra il fondatore di Wikileaks annuncia la pubblicazione di milioni di documenti del governo siriano e accusa l'occidente di manipolazione mediatica sulla guerra civile in corso in Siria.
«In Siria è in atto un
processo di democratizzazione ma è chiaro che a Stati Uniti, Regno Unito,
Israele e Francia non interessa». A sostenerlo è stato ieri Julian Assange, il
fondatore di Wikileaks rifugiato da mesi all’interno dell’ambasciata
dell’Ecuador a Londra per sfuggire all’arresto ordinato dai governi della Svezia
e degli Stati Uniti. ''Ci sono state delle riunioni l'anno scorso con personale
dell'esercito degli Usa, e anche qualche militare europeo, nelle quali si
discuteva in anticipo di questa campagna militare, e c'erano già forze speciali
in Siria' ha detto Assange.
«I poteri occidentali stanno
usando la vicenda siriana per togliere di mezzo il governo...favorire Israele e
indebolire l'Iran: è per questo che c'è stata una enorme manipolazione della
stampa» ha aggiunto Assange nel corso di un’intervista concessa alla tv
panamericana "Telesur". Il fondatore di Wikileaks ha fatto riferimento, ad
esempio, «alla distorsione delle foto
da parte della Bbc: hanno mostrato una immagine con centinaia di
cadaveri gettati per terra scattata in Iraq, dicendo poi che era la
Siria».
«Parliamo di 20 o 40 mila
morti in Libia» ha commentato Assange secondo il quale in Siria, nel caso di un
intervento militare esterno, «ce ne sarebbero 100 mila, con un esito politico
incerto. Ci potremmo trovare con un governo migliore o anche con uno peggiore».
Per bilanciare la
disinformazione mediatica in corso sul conflitto in Siria Wikileaks pubblicherà
nei prossimi giorni oltre due milioni di file di documenti del governo siriano.
Secondo Assange i documenti siriani che verranno pubblicati potranno dare "una
prospettiva dal di dentro" della guerra civile in corso ormai da 17
mesi.
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