ROMA – IL terremoto in Garfagnana? E’ colpa di una “tempesta crostale“. Ovvero una serie di esplosioni che si verificano sulla superficie della Terra che “sparano” fiumi di particelle verso l’ambiente circumterrestre. Detta così può sembrare quasi incomprensibile ma il risultato è che l’Italia, in questo momento, è come un tavolo squassato che balla.
A spiegarlo è Giovanni Gregori dell’Istituto di acustica e sensistica del Cnr: “Il terremoto che ha scosso la Garfagnana - ha detto l’esperto al Corriere della Sera – è la manifestazione di una tempesta crostale in corso da tempo e che vede la penisola come l’area particolarmente colpita”. La “tempesta crostale” non è altro che un’attività della crosta terrestre che trema come conseguenza dell’energia accumulata nel sottosuolo ma con un ritmo diventato più acceso e ravvicinato negli ultimi tempi.
“Infatti il fenomeno della tempesta può durare alcuni anni e poi essere seguito da fasi di calma piatta. Quanto possa continuare l’attuale manifestazione non si può dire. L’Italia in questo momento è come un tavolo squassato che riceve continuamente un colpo dietro l’altro. Moltisismologi sono d’accordo nel sostenere che siamo davanti ad un intensificarsi dell’attività sismica a livello globale, planetario, e via via si registrano delle punte più elevate nelle varie zone a seconda delle caratteristiche di accumulo energetico nel sottosuolo. Inoltre, si aggiungono delle sotto-tempeste minori che hanno vita breve di appena qualche ora e poi si estinguono”.
“Quello che accade è che l’Eurasia si sta spostando verso Occidente — precisa —. L’Italia ruota in senso antiorario schiacciandosi verso la penisola balcanica e la Sicilia fa da perno”. Il motivo? Spiega Gregori che ogni 176 milioni di anni i continenti si compattino per diventare un unico, enorme continente, per poi riformarsi successivamente. D’altra parte 200 milioni di anni si scompose ilsupercontinente Pangea per formare i continenti come li conosciamo oggi. Sono cicli, insomma, e per giunta destinati a ripetersi.
Gli scienziati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia rilevano, in questo periodo, una pressione esercitata dalla placca africana proprio sull’Italia. Cosa che provocherebbe i terremoti che si sono intensificati negli ultimi due anni. “Pur essendo la Garfagnana vicina geograficamente alle zone di Modena, Ferrara e Mantova colpite nel maggio 2012 — nota Alessandro Amato, dirigente dell’Ingv — in realtà è molto lontana in termini di caratteristiche geologiche. Mentre la Pianura Padana era stata vittima di movimenti di compressione, adesso le zone colpite sono state soggette ad un consistente stiramento della catena appenninica”.
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