Il misterioso oggetto circolare del Lago Vostok e le bizzarrie temporali del “Time Gate” aprono un capitolo nuovo sulla storia dell’antico Eden nell’Antartide. Chi si nasconde sotto i ghiacci del continente: nazisti superstiti del Reich o una antica civiltà di rettiliani? Che cosa ne pensano quelli che abitano le basi di ricerca scientifica in Antartide?
I misteri dell’Antartide
Per molto tempo il continente antartico è stato ignorato dalla storia. Nel medioevo, la Chiesa e le Società iniziatiche del tempo sapevano che esisteva ai limiti estremi dell’emisfero australe e ritenevano che rappresentasse quanto rimaneva dell’antico Eden. Una convinzione che apparteneva anche alla tradizione dell’antico druidismo europeo.
Benché l’ubicazione di questo lontano continente australe fosse rappresentata in diverse mappe medievali, la sua scoperta ufficiale avvenne solamente nel 1820. Da allora si sono susseguiti vari tentativi di esplorazione da parte di molte nazioni. Soprattutto da parte degli Stati Uniti che hanno organizzato numerose missioni esplorative e impiantato sul continente le loro basi permanenti di ricerca e di appoggio militare. In questa prospettiva poteva accadere che gli USA, dimostrando di poter esercitare una indubbia sovranità politica e militare sul territorio, potessero reclamare il continente antartico come nuovo Stato dell’Unione. Un’ipotesi confortata da altri esempi di territori cooptati dagli USA, sebbene non direttamente collegati al territorio federale, come l’Alaska e le Hawaii.
Tuttavia, contrariamente a ogni logica ipotizzabile, gli USA, inaspettatamente, hanno rinunciato a rivendicare il proprio diritto sovrano sull’Antartide giungendo a invitare altre nazioni a gestire insieme il territorio per decidere le sorti future del continente. Nel 1959 a Washington si riunirono i rappresentanti di vari stati. Oltre alle prime sette nazioni che ufficialmente avevano già ipotizzato di rivendicare la loro sovranità su alcune parti dell’Antartide, ovvero Regno Unito, Norvegia, Nuova Zelanda, Australia, Cile, Argentina e Francia, erano presenti anche Belgio, Giappone, Sudafrica e Unione Sovietica. Le nazioni convenute giunsero così a siglare le fondamenta giuridiche del cosiddetto “Trattato Antartico” con cui si impegnavano a gestire le modalità di insediamento e di esplorazione del continente, impegnandosi in una reciproca cooperazione.
Merita soffermarsi su alcuni passi emblematici del trattato: “Nessuno Stato può arrogarsi il diritto di occupare il territorio che è patrimonio dell’umanità”, neppure se ha delle stazioni di ricerca sul territorio. E poi ancora: “… è proclamata la libertà di ricerca scientifica sul territorio ed è prevista la cooperazione in essa anche nello scambio delle informazioni ottenute su territori che sono considerati patrimonio dell’umanità”.
Perché mai dichiarare l’Antartide “patrimonio dell’umanità”? Che cosa ha spinto gli USA a regalare al pianeta il libero accesso al continente antartico? Forse proprio per quello che già sapevano le consorterie medievali?
A seguito di questo trattato, oggi in Antartide le varie nazioni del pianeta hanno ricavato specifiche competenze territoriali dove hanno impiantato le loro basi scientifiche che stanno conducendo un lavoro di ricerca, per la verità non sempre molto chiaro.
Attualmente, per quanto se ne sa, vengono condotte ricerche sul comportamento dei venti di alta quota e sulla rilevazione delle temperature polari. Si eseguono carotaggi estraendo porzioni di ghiaccio dal suolo. Vengono altresì collaudate attrezzature per sport estremi, si studiano i comportamenti psicologici dei membri delle spedizioni asserragliati nei loro rifugi tecnologici. Risulta poi che sono stati montati anche telescopi amatoriali per improbabili osservazioni astronomiche che adesso poco alla volta vengono sostituiti con attrezzature più professionali.
In linea teorica si potrebbe pensare che non ci sia molto da studiare sul continente antartico. Un lavoro che oltretutto potrebbe essere condotto da pochi enti di ricerca senza dover essere sviluppato da una pletora di stazioni scientifiche in una ripetizione di dati che, visto il patto di reciproca collaborazione, risulta inutile e paradossale. Così, in apparenza nulla sembrerebbe giustificare i considerevoli costi che ciascun insediamento scientifico porta a gravare sul bilancio delle Nazioni promotrici. L’Italia, ad esempio, ha contribuito per circa 25 anni al “Programma Nazionale di Ricerche in Antartide”, il “PNRA”, con 550 milioni di euro. L’ultima trance per il 2010-2011, suggellata dal Ministro Gelmini, è stata di ben 18 milioni di euro, ovvero 36 miliardi delle vecchie lire per intenderci.
Per fare un confronto di valori, lo Stato Italiano ha finanziato, per il triennio aprile 2009 – marzo 2012, a favore del settore olivicolo nazionale solo 3,4 milioni euro. Mentre la Regione Liguria ha stanziato un aiuto di appena 8,9 milioni di euro per sostenere il piano economico di ricerca sulle energie sostenibili. C’è da aggiungere inoltre che la partecipazione scientifica alla ricerca in Antartide dell’Italia viene sponsorizzata e controllata anche dallo Stato Maggiore della Difesa italiana. Inevitabile chiedersi cosa ci sia di così importante e vitale sul continente antartico da giustificare la presenza di tante basi di ricerca e l’impegno economico conseguente che ogni nazione ricopre puntualmente. Molti sostengono che l’Antartide sia una sorta di X-File, impenetrabile e protetto a oltranza dagli organismi che lo gestiscono. Questa stessa rivista, su cui appare l’articolo, è stata censurata e le è stato impedito, senza alcuna giustificazione, di realizzare una indagine giornalistica che potesse fare migliore luce su quanto avviene sul continente di ghiaccio. In ogni caso, al di là delle asettiche dichiarazioni di routine che vengono rese note periodicamente sulle rilevazioni scientifiche, proprio la cospicua e incontrollabile presenza delle équipe di ricerca sul continente antartico ha permesso di ottenere dai vari testimoni uno spaccato più preciso sul profilo ambientale e umano della dimensione antartica e soprattutto ha consentito di cogliere delle inaspettate indiscrezioni su vari fenomeni ed eventi non convenzionali che si manifestano in Antartide.
Il caso del Lago Vostok
Il primo caso di eventi non convenzionali che si affianca alla consueta rilevazione scientifica riguarda il lago subantartico Vostok. Fino agli anni settanta “Vostok” era solo il nome di una stazione di ricerca dell’ex-Unione Sovietica, poi ceduta dalla Russia agli Stati Uniti, con cui condivide ancora la ricerca in loco. A seguito dell’impiego di speciali radar, dedicati all’esplorazione del sottosuolo dei ghiacci, venne evidenziata una zona piatta e anomala che portò alla conclusione che sotto la calotta glaciale c’era un vero e proprio lago d’acqua liquida.
Un lago, grande come l’Ontario, lungo quasi 250 chilometri e largo 50, profondo 1000 metri, ma che si trova a 4 chilometri dal livello della superficie. I ricercatori stimarono che il lago poteva essere stato originato dalla caduta di un meteorite oppure da una depressione provocata da un vulcano in formazione quando il continente non era ancora ricoperto dai ghiacci.
Nelle sue acque, che risulterebbero incontaminate essendo sigillate dall’enorme massa ghiacciata che lo sovrasta, i ricercatori americani e russi sperano oggi di poter recuperare microrganismi e vegetali di milioni di anni fa. L’ipotesi che l’acqua di questo bacino si congeli e poi si scongeli lascerebbe supporre la possibilità che nelle sue acque possa esistere qualche forma di vita ancora attiva.
Ma l’interesse suscitato intorno a questo lago subantartico è stato causato dalla forte anomalia magnetica riscontrata, nella zona sud-orientale, durante i voli esplorativi effettuati a partire dal 2001. L’energia dell’anomalia è stata calcolata in 1000 nanotesla, si estende per ben 166 chilometri quadrati ed è in grado di far impazzire gli strumenti di bordo.
Le cause di questa anomalia non sono state ancora spiegate. Alcuni ricercatori l’hanno messa in relazione all’oggetto di natura metallica che è stato rilevato alla base del lago.
La stessa natura di questo oggetto rimane un altro mistero a cui non viene data spiegazione. In un primo momento si pensava che si trattasse del meteorite che poteva aver causato la depressione del lago. Ma in seguito, dopo ulteriori rilievi effettuati ancora con i radar, è stato stabilito che l’oggetto aveva una forma circolare, e probabilmente anche cilindrica, con un diametro notevolmente esteso. Al di là dei possibili errori di rilevazione radar, l’oggetto sembrava apparire di forma particolarmente regolare.
Altri fatti rendono ancor più enigmatico il caso del Lago Vostok, come le voci dell’inspiegabile scomparsa di due turiste australiane che, dopo aver comunicato con la loro base un non meglio precisato “incontro con qualcosa di anomalo” nei pressi del lago, sono state intercettate da un elicottero militare e internate in una base americana.
Da quanto raccolto da operatori in Antartico si racconta che le due donne australiane, mentre attraversavano il continente antartico sugli sci, una volta giunte sul luogo del Lago Vostok sono state prelevate con la forza da una squadra americana e messe in isolamento in un luogo non precisato sotto il controllo dell’autorità americana. Altro non è stato detto e da allora non si è saputo che fine abbiano fatto le due malcapitate. L’unica cosa certa è che la loro scomparsa cela un mistero collegato con l’ultimo loro collegamento radio effettuato con la base australiana Casey, nel corso del quale affermavano che “avevano visto qualcosa che volevano assolutamente riferire, ma di cui non osavano parlare via radio, per timore di essere captate”. Tuttavia sono state intercettate e messe in isolamento, rendendo ancora più fitto il mistero.
Ma il caso delle due australiane non è l’unico. Nei primi mesi del 2012 si è verificata la scomparsa di un intero team di scienziati, di cui hanno dato notizia network importanti come
la Fox, poi riapparsi improvvisamente dopo una settimana di comunicazioni interrotte.
Ad oggi, testimoni non confermati riportano che l’area del Lago Vostok ospita un numero inconsueto di escavatori, di personale scientifico e militare e di altri mezzi logistici. Questi stessi riportano anche che al Lago Vostok sia presente la NSA americana, “L’Agenzia per la Sicurezza Nazionale”, e che questa abbia perimetrato l’intera zona del lago, secretando le comunicazioni sull’area e impedendo l’accesso a chiunque non sia autorizzato, allo scopo dichiarato di “evitare contaminazioni”.
Che cosa sta succedendo nel cuore dell’Antartide? Che cos’è quell’oggetto metallico circolare che emette onde elettromagnetiche dal fondo del Lago Vostok? Che cosa hanno visto le due australiane che non dovevano vedere?
Il caso del “Time Gate” antartico
Un altro mistero riferito all’Antartide è quello del cosiddetto “vortice temporale del Time Gate”. E qui non si riesce a capire come possano prolificare tante narrazioni, mai documentabili, ma comunque sempre coerenti nella narrazione e di sicuro impatto suggestivo. Viene raccontato dai testimoni che il 27 gennaio 1996, mentre una équipe di scienziati americani e inglesi stava svolgendo delle ricerche sul continente antartico, la ricercatrice Mariann McLein comunicò di aver osservato un inconsueto vortice di nebbia grigia al di sopra del Polo Sud.
In un primo momento la spiegazione del fenomeno fu che doveva trattarsi di una tempesta di sabbia. Tuttavia, poiché nel corso del tempo la grande nube grigia non cambiava forma né si spostava dalle coordinate in cui era stata osservata per la prima volta, i ricercatori decisero di investigare sull’insolito fenomeno e lanciarono verso il cielo un pallone sonda di tipo meteorologico.
Il pallone sonda era dotato di strumentazioni in grado di registrare la velocità del vento, la temperatura e la composizione dell’aria e altre cose utili allo scopo. Il pallone salì in alto e una volta in prossimità del vortice scomparve all’improvviso alla vista degli sbalorditi ricercatori. Dopo un breve momento di sorpresa gli scienziati afferrarono la corda che tratteneva il pallone meteorologico a terra e lo tirarono verso il basso.
Dopo averlo recuperato controllarono i dati rilevati dalle apparecchiature di bordo e con sorpresa si accorsero che il cronometro di bordo mostrava la data del 27 gennaio 1965. Lo stesso giorno del lancio, ma con la data di trent’anni prima. Ritenendo che si trattasse di un errore della strumentazione di bordo, i ricercatori, dopo aver controllato che l’equipaggiamento fosse funzionante, ritentarono più volte l’esperimento lasciando che il pallone sonda finisse dentro la nube grigia sulle loro teste. Ma tutte le volte che lo riportavano a terra, l’orologio di bordo mostrava ancora la data che risultava posta nel passato.
Il fenomeno venne classificato dai ricercatori con il nome di “the Time Gate” e venne fatto rapporto alla Casa Bianca. Attualmente le indagini sull’inspiegabile fenomeno sono ancora in corso e si suppone che il vortice sopra il Polo Sud possa essere la manifestazione di un “wormhole”, un “buco” spazio-temporale previsto dalla fisica quantistica che teoricamente consentirebbe di penetrare dentro altre dimensioni temporali.
Fonti dell’underground culturale newyorkese affermano che la ricerca sul fenomeno è andata particolarmente avanti e che sarebbe allo studio un programma governativo che prevede la possibilità di far esplorare il varco temporale direttamente da volontari umani.
Resti di una antica civiltà?
Un altro mistero dell’Antartide riguarda la scoperta, nei pressi del Lago Vostok, di una antica città abbandonata. L’annuncio sarebbe attribuibile a una troupe televisiva della California che dopo aver girato dei video sarebbe scomparsa dal novembre 2002. La notizia riporta che fonti della Marina americana hanno sostenuto di avere trovato un video girato dall’équipe in una discarica abbandonata a circa 160 chilometri a ovest della stazione antartica Vostok. Dopo il ritrovamento, un portavoce del governo americano avrebbe detto che “il governo degli Stati Uniti cercherà di bloccare la messa in onda di un video, trovato dai soccorritori della Marina in Antartide, che rivela presumibilmente che un imponente scavo archeologico, di 3 chilometri quadrati, è in corso al di sotto dei ghiacci”. Un portavoce della società televisiva avrebbe replicato: “Questo video è di proprietà di AtlantisTV, noi l’abbiamo girato. È anche il nostro. E non appena ci sarà giustamente restituito, lo manderemo in onda. Fine della storia”. Non resta che rimanere in attesa degli eventi. Intanto si può ascoltare quello che hanno riferito ai ricercatori della National Science Foundation due ufficiali della Marina americana dopo aver visto il contenuto del nastro magnetico: “Spettacolari rovine e altre cose che non eravamo in grado di specificare”.
Un ultimo mistero continua a sussistere e questo è ben documentabile anche solamente utilizzando le mappe di Google Earth. Compaiono infatti, quasi sul bordo estremo del continente Antartico, nella parte orientale, vicino alla base italo-francese Concordia, delle inspiegabili aperture che emergono dai ghiacci nelle pareti rocciose.
Sebbene distanti tra di loro parecchi chilometri, risultano pressoché identiche e assomigliano all’ingresso di cunicoli che presumibilmente si addentrano nel sottosuolo.
Entrambe le aperture di forma semicircolare misurano all’incirca 90 metri di larghezza per 30 di altezza e sembrano sottoposte a una accurata manutenzione.
Bocche secondarie di qualche vulcano oggi inattivo? Tunnel di qualche installazione sconosciuta? Forse parte delle installazioni realizzate dai nazisti del Reich durante la loro permanenza sul continente antartico? Oppure strutture costruite dal misterioso popolo di umani e sauroidi, che invece di abbandonare l’antico Eden preferì rimanere per celebrare il ricordo di ere arcaiche?
Anche in questo caso non rimane che attendere lo sviluppo delle ricerche che studiosi indipendenti stanno conducendo in gran segreto sul continente dei ghiacci. Sempre a condizione che non esista veramente una qualche forma di cover up sulle scoperte effettuate in Antartide.
Che cosa ne pensano quelli che vivono in Antartide
I misteri di cui si ammanta il continente antartico sembrano essere ben conosciuti da una certa parte di quanti vivono da anni nelle basi scientifiche permanenti e di quanti partecipano saltuariamente alle missioni che si susseguono anno dopo anno.
Sono voci e indiscrezioni che si rincorrono spesso senza alcuna documentazione, poiché tutti hanno un certo timore della censura che sembra imperare sul continente antartico. Ma molte volte le testimonianze fanno parte di esperienze personali, indelebili, che nessuno può nascondere o far dimenticare.
A conferma di quanto si può ipotizzare sul caso dei misteri dell’Antartico possiamo citare l’articolo apparso il 6 febbraio 2000 sulla rivista “The Antarctic Sun”, pubblicata dal governo americano nella base antartica McMurdo. L’articolo, di T. Lloyd, si rivolgeva ai fatti che stavano accadendo in Antartide e portava un titolo inequivocabile: “Continente immacolato, ma con oscuri segreti”.
Un articolo che sembra confermare gli eventi e la natura misteriosa del continente antartico attraverso la diretta testimonianza del suo autore che da anni stava raccogliendo dati che sfuggivano al secretamento da parte delle autorità che gestiscono l’accesso e la ricerca in Antartide.
Si può citare un passo di questo articolo che appare sicuramente suggestivo e emblematico se si pensa che è stato scritto proprio sul continente antartico da un diretto testimone, da interpretare con tutte le suggestioni e incertezze del caso:
“In tutte le ricerche che si svolgono in questo grande continente, vi è una sospetta mancanza di attenzione a certe teorie, assolutamente straordinarie, che meritano un esame approfondito. Stiamo vivendo sulla superficie di una terra in gran parte inesplorata, ed è da tempo che abbiamo preso in considerazione solo semplici rocce, ghiacciai e pinguini.
Sto parlando dell’evidenza che è stata sollevata a più riprese, che rivela che non siamo i primi esseri viventi ad abitare questo luogo, e che la ricerca scientifica non è l’unica attività che viene svolta qui. Quando riconosceremo che ci possono essere molte più cose oltre le apparenze che abbiamo sotto gli occhi?
Come tutti sanno, il continente è pressoché completamente ricoperto dai ghiacci. Cosa si nasconda sotto quel ghiaccio, a chilometri di profondità in molti luoghi del continente, è un fattore ancora sconosciuto. La verità viene fuori, tuttavia, da poche anime coraggiose che cercano delle risposte ad alcune domande inquietanti. Esiste nel loro lavoro una forte evidenza che rivela che l’Antartide è stata abitata molto tempo fa da creature sconosciute, quando la temperatura di questo continente era molto più calda”.
C’è una evidente censura sugli eventi e sui ritrovamenti che vengono fatti in Antartide. Un giorno, forse, si potrà conoscere la vera storia di questo continente, considerato dalla Chiesa e dalle Società Iniziatiche medievali, e oggi ancora dalle tradizioni native di tutti i continenti, come la terra dell’antico Eden.
Una antica terra imperitura che è rimasta nel ricordo ancestrale delle genti, in cui l’umanità conviveva con creature sauroidi, oggi ricordate anche dalla Bibbia e conosciute fantasiosamente come “rettiliani”, da cui ricevette il dono della conoscenza. L’accesso al suolo dell’Antartide non è facile ed è regolamentato da una Authority che con il pretesto di salvaguardare l’ambiente dalle intemperanze del turismo selvaggio impone rigidi controlli sulle persone e paradossalmente anche sul materiale documentativo. Per ora non possiamo far altro che vagliare le varie testimonianze che ci giungono dal continente dei ghiacci perenni per ricostruire poco alla volta, senza censure che possano impedirlo, il puzzle della vera storia dell’umanità.
di Giancarlo Barbadoro
fonte
Il misterioso oggetto circolare del Lago Vostok e le bizzarrie temporali del “Time Gate” aprono un capitolo nuovo sulla storia dell’antico Eden nell’Antartide. Chi si nasconde sotto i ghiacci del continente: nazisti superstiti del Reich o una antica civiltà di rettiliani? Che cosa ne pensano quelli che abitano le basi di ricerca scientifica in Antartide?
I misteri dell’Antartide
Per molto tempo il continente antartico è stato ignorato dalla storia. Nel medioevo, la Chiesa e le Società iniziatiche del tempo sapevano che esisteva ai limiti estremi dell’emisfero australe e ritenevano che rappresentasse quanto rimaneva dell’antico Eden. Una convinzione che apparteneva anche alla tradizione dell’antico druidismo europeo.
Benché l’ubicazione di questo lontano continente australe fosse rappresentata in diverse mappe medievali, la sua scoperta ufficiale avvenne solamente nel 1820. Da allora si sono susseguiti vari tentativi di esplorazione da parte di molte nazioni. Soprattutto da parte degli Stati Uniti che hanno organizzato numerose missioni esplorative e impiantato sul continente le loro basi permanenti di ricerca e di appoggio militare. In questa prospettiva poteva accadere che gli USA, dimostrando di poter esercitare una indubbia sovranità politica e militare sul territorio, potessero reclamare il continente antartico come nuovo Stato dell’Unione. Un’ipotesi confortata da altri esempi di territori cooptati dagli USA, sebbene non direttamente collegati al territorio federale, come l’Alaska e le Hawaii.
Tuttavia, contrariamente a ogni logica ipotizzabile, gli USA, inaspettatamente, hanno rinunciato a rivendicare il proprio diritto sovrano sull’Antartide giungendo a invitare altre nazioni a gestire insieme il territorio per decidere le sorti future del continente. Nel 1959 a Washington si riunirono i rappresentanti di vari stati. Oltre alle prime sette nazioni che ufficialmente avevano già ipotizzato di rivendicare la loro sovranità su alcune parti dell’Antartide, ovvero Regno Unito, Norvegia, Nuova Zelanda, Australia, Cile, Argentina e Francia, erano presenti anche Belgio, Giappone, Sudafrica e Unione Sovietica. Le nazioni convenute giunsero così a siglare le fondamenta giuridiche del cosiddetto “Trattato Antartico” con cui si impegnavano a gestire le modalità di insediamento e di esplorazione del continente, impegnandosi in una reciproca cooperazione.
Merita soffermarsi su alcuni passi emblematici del trattato: “Nessuno Stato può arrogarsi il diritto di occupare il territorio che è patrimonio dell’umanità”, neppure se ha delle stazioni di ricerca sul territorio. E poi ancora: “… è proclamata la libertà di ricerca scientifica sul territorio ed è prevista la cooperazione in essa anche nello scambio delle informazioni ottenute su territori che sono considerati patrimonio dell’umanità”.
Perché mai dichiarare l’Antartide “patrimonio dell’umanità”? Che cosa ha spinto gli USA a regalare al pianeta il libero accesso al continente antartico? Forse proprio per quello che già sapevano le consorterie medievali?
A seguito di questo trattato, oggi in Antartide le varie nazioni del pianeta hanno ricavato specifiche competenze territoriali dove hanno impiantato le loro basi scientifiche che stanno conducendo un lavoro di ricerca, per la verità non sempre molto chiaro.
Attualmente, per quanto se ne sa, vengono condotte ricerche sul comportamento dei venti di alta quota e sulla rilevazione delle temperature polari. Si eseguono carotaggi estraendo porzioni di ghiaccio dal suolo. Vengono altresì collaudate attrezzature per sport estremi, si studiano i comportamenti psicologici dei membri delle spedizioni asserragliati nei loro rifugi tecnologici. Risulta poi che sono stati montati anche telescopi amatoriali per improbabili osservazioni astronomiche che adesso poco alla volta vengono sostituiti con attrezzature più professionali.
In linea teorica si potrebbe pensare che non ci sia molto da studiare sul continente antartico. Un lavoro che oltretutto potrebbe essere condotto da pochi enti di ricerca senza dover essere sviluppato da una pletora di stazioni scientifiche in una ripetizione di dati che, visto il patto di reciproca collaborazione, risulta inutile e paradossale. Così, in apparenza nulla sembrerebbe giustificare i considerevoli costi che ciascun insediamento scientifico porta a gravare sul bilancio delle Nazioni promotrici. L’Italia, ad esempio, ha contribuito per circa 25 anni al “Programma Nazionale di Ricerche in Antartide”, il “PNRA”, con 550 milioni di euro. L’ultima trance per il 2010-2011, suggellata dal Ministro Gelmini, è stata di ben 18 milioni di euro, ovvero 36 miliardi delle vecchie lire per intenderci.
Per fare un confronto di valori, lo Stato Italiano ha finanziato, per il triennio aprile 2009 – marzo 2012, a favore del settore olivicolo nazionale solo 3,4 milioni euro. Mentre la Regione Liguria ha stanziato un aiuto di appena 8,9 milioni di euro per sostenere il piano economico di ricerca sulle energie sostenibili. C’è da aggiungere inoltre che la partecipazione scientifica alla ricerca in Antartide dell’Italia viene sponsorizzata e controllata anche dallo Stato Maggiore della Difesa italiana. Inevitabile chiedersi cosa ci sia di così importante e vitale sul continente antartico da giustificare la presenza di tante basi di ricerca e l’impegno economico conseguente che ogni nazione ricopre puntualmente. Molti sostengono che l’Antartide sia una sorta di X-File, impenetrabile e protetto a oltranza dagli organismi che lo gestiscono. Questa stessa rivista, su cui appare l’articolo, è stata censurata e le è stato impedito, senza alcuna giustificazione, di realizzare una indagine giornalistica che potesse fare migliore luce su quanto avviene sul continente di ghiaccio. In ogni caso, al di là delle asettiche dichiarazioni di routine che vengono rese note periodicamente sulle rilevazioni scientifiche, proprio la cospicua e incontrollabile presenza delle équipe di ricerca sul continente antartico ha permesso di ottenere dai vari testimoni uno spaccato più preciso sul profilo ambientale e umano della dimensione antartica e soprattutto ha consentito di cogliere delle inaspettate indiscrezioni su vari fenomeni ed eventi non convenzionali che si manifestano in Antartide.
Il caso del Lago Vostok
Il primo caso di eventi non convenzionali che si affianca alla consueta rilevazione scientifica riguarda il lago subantartico Vostok. Fino agli anni settanta “Vostok” era solo il nome di una stazione di ricerca dell’ex-Unione Sovietica, poi ceduta dalla Russia agli Stati Uniti, con cui condivide ancora la ricerca in loco. A seguito dell’impiego di speciali radar, dedicati all’esplorazione del sottosuolo dei ghiacci, venne evidenziata una zona piatta e anomala che portò alla conclusione che sotto la calotta glaciale c’era un vero e proprio lago d’acqua liquida.
Un lago, grande come l’Ontario, lungo quasi 250 chilometri e largo 50, profondo 1000 metri, ma che si trova a 4 chilometri dal livello della superficie. I ricercatori stimarono che il lago poteva essere stato originato dalla caduta di un meteorite oppure da una depressione provocata da un vulcano in formazione quando il continente non era ancora ricoperto dai ghiacci.
Nelle sue acque, che risulterebbero incontaminate essendo sigillate dall’enorme massa ghiacciata che lo sovrasta, i ricercatori americani e russi sperano oggi di poter recuperare microrganismi e vegetali di milioni di anni fa. L’ipotesi che l’acqua di questo bacino si congeli e poi si scongeli lascerebbe supporre la possibilità che nelle sue acque possa esistere qualche forma di vita ancora attiva.
Ma l’interesse suscitato intorno a questo lago subantartico è stato causato dalla forte anomalia magnetica riscontrata, nella zona sud-orientale, durante i voli esplorativi effettuati a partire dal 2001. L’energia dell’anomalia è stata calcolata in 1000 nanotesla, si estende per ben 166 chilometri quadrati ed è in grado di far impazzire gli strumenti di bordo.
Le cause di questa anomalia non sono state ancora spiegate. Alcuni ricercatori l’hanno messa in relazione all’oggetto di natura metallica che è stato rilevato alla base del lago.
La stessa natura di questo oggetto rimane un altro mistero a cui non viene data spiegazione. In un primo momento si pensava che si trattasse del meteorite che poteva aver causato la depressione del lago. Ma in seguito, dopo ulteriori rilievi effettuati ancora con i radar, è stato stabilito che l’oggetto aveva una forma circolare, e probabilmente anche cilindrica, con un diametro notevolmente esteso. Al di là dei possibili errori di rilevazione radar, l’oggetto sembrava apparire di forma particolarmente regolare.
Altri fatti rendono ancor più enigmatico il caso del Lago Vostok, come le voci dell’inspiegabile scomparsa di due turiste australiane che, dopo aver comunicato con la loro base un non meglio precisato “incontro con qualcosa di anomalo” nei pressi del lago, sono state intercettate da un elicottero militare e internate in una base americana.
Da quanto raccolto da operatori in Antartico si racconta che le due donne australiane, mentre attraversavano il continente antartico sugli sci, una volta giunte sul luogo del Lago Vostok sono state prelevate con la forza da una squadra americana e messe in isolamento in un luogo non precisato sotto il controllo dell’autorità americana. Altro non è stato detto e da allora non si è saputo che fine abbiano fatto le due malcapitate. L’unica cosa certa è che la loro scomparsa cela un mistero collegato con l’ultimo loro collegamento radio effettuato con la base australiana Casey, nel corso del quale affermavano che “avevano visto qualcosa che volevano assolutamente riferire, ma di cui non osavano parlare via radio, per timore di essere captate”. Tuttavia sono state intercettate e messe in isolamento, rendendo ancora più fitto il mistero.
Ma il caso delle due australiane non è l’unico. Nei primi mesi del 2012 si è verificata la scomparsa di un intero team di scienziati, di cui hanno dato notizia network importanti come
la Fox, poi riapparsi improvvisamente dopo una settimana di comunicazioni interrotte.
Ad oggi, testimoni non confermati riportano che l’area del Lago Vostok ospita un numero inconsueto di escavatori, di personale scientifico e militare e di altri mezzi logistici. Questi stessi riportano anche che al Lago Vostok sia presente la NSA americana, “L’Agenzia per la Sicurezza Nazionale”, e che questa abbia perimetrato l’intera zona del lago, secretando le comunicazioni sull’area e impedendo l’accesso a chiunque non sia autorizzato, allo scopo dichiarato di “evitare contaminazioni”.
Che cosa sta succedendo nel cuore dell’Antartide? Che cos’è quell’oggetto metallico circolare che emette onde elettromagnetiche dal fondo del Lago Vostok? Che cosa hanno visto le due australiane che non dovevano vedere?
Il caso del “Time Gate” antartico
Un altro mistero riferito all’Antartide è quello del cosiddetto “vortice temporale del Time Gate”. E qui non si riesce a capire come possano prolificare tante narrazioni, mai documentabili, ma comunque sempre coerenti nella narrazione e di sicuro impatto suggestivo. Viene raccontato dai testimoni che il 27 gennaio 1996, mentre una équipe di scienziati americani e inglesi stava svolgendo delle ricerche sul continente antartico, la ricercatrice Mariann McLein comunicò di aver osservato un inconsueto vortice di nebbia grigia al di sopra del Polo Sud.
In un primo momento la spiegazione del fenomeno fu che doveva trattarsi di una tempesta di sabbia. Tuttavia, poiché nel corso del tempo la grande nube grigia non cambiava forma né si spostava dalle coordinate in cui era stata osservata per la prima volta, i ricercatori decisero di investigare sull’insolito fenomeno e lanciarono verso il cielo un pallone sonda di tipo meteorologico.
Il pallone sonda era dotato di strumentazioni in grado di registrare la velocità del vento, la temperatura e la composizione dell’aria e altre cose utili allo scopo. Il pallone salì in alto e una volta in prossimità del vortice scomparve all’improvviso alla vista degli sbalorditi ricercatori. Dopo un breve momento di sorpresa gli scienziati afferrarono la corda che tratteneva il pallone meteorologico a terra e lo tirarono verso il basso.
Dopo averlo recuperato controllarono i dati rilevati dalle apparecchiature di bordo e con sorpresa si accorsero che il cronometro di bordo mostrava la data del 27 gennaio 1965. Lo stesso giorno del lancio, ma con la data di trent’anni prima. Ritenendo che si trattasse di un errore della strumentazione di bordo, i ricercatori, dopo aver controllato che l’equipaggiamento fosse funzionante, ritentarono più volte l’esperimento lasciando che il pallone sonda finisse dentro la nube grigia sulle loro teste. Ma tutte le volte che lo riportavano a terra, l’orologio di bordo mostrava ancora la data che risultava posta nel passato.
Il fenomeno venne classificato dai ricercatori con il nome di “the Time Gate” e venne fatto rapporto alla Casa Bianca. Attualmente le indagini sull’inspiegabile fenomeno sono ancora in corso e si suppone che il vortice sopra il Polo Sud possa essere la manifestazione di un “wormhole”, un “buco” spazio-temporale previsto dalla fisica quantistica che teoricamente consentirebbe di penetrare dentro altre dimensioni temporali.
Fonti dell’underground culturale newyorkese affermano che la ricerca sul fenomeno è andata particolarmente avanti e che sarebbe allo studio un programma governativo che prevede la possibilità di far esplorare il varco temporale direttamente da volontari umani.
Resti di una antica civiltà?
Un altro mistero dell’Antartide riguarda la scoperta, nei pressi del Lago Vostok, di una antica città abbandonata. L’annuncio sarebbe attribuibile a una troupe televisiva della California che dopo aver girato dei video sarebbe scomparsa dal novembre 2002. La notizia riporta che fonti della Marina americana hanno sostenuto di avere trovato un video girato dall’équipe in una discarica abbandonata a circa 160 chilometri a ovest della stazione antartica Vostok. Dopo il ritrovamento, un portavoce del governo americano avrebbe detto che “il governo degli Stati Uniti cercherà di bloccare la messa in onda di un video, trovato dai soccorritori della Marina in Antartide, che rivela presumibilmente che un imponente scavo archeologico, di 3 chilometri quadrati, è in corso al di sotto dei ghiacci”. Un portavoce della società televisiva avrebbe replicato: “Questo video è di proprietà di AtlantisTV, noi l’abbiamo girato. È anche il nostro. E non appena ci sarà giustamente restituito, lo manderemo in onda. Fine della storia”. Non resta che rimanere in attesa degli eventi. Intanto si può ascoltare quello che hanno riferito ai ricercatori della National Science Foundation due ufficiali della Marina americana dopo aver visto il contenuto del nastro magnetico: “Spettacolari rovine e altre cose che non eravamo in grado di specificare”.
Un ultimo mistero continua a sussistere e questo è ben documentabile anche solamente utilizzando le mappe di Google Earth. Compaiono infatti, quasi sul bordo estremo del continente Antartico, nella parte orientale, vicino alla base italo-francese Concordia, delle inspiegabili aperture che emergono dai ghiacci nelle pareti rocciose.
Sebbene distanti tra di loro parecchi chilometri, risultano pressoché identiche e assomigliano all’ingresso di cunicoli che presumibilmente si addentrano nel sottosuolo.
Entrambe le aperture di forma semicircolare misurano all’incirca 90 metri di larghezza per 30 di altezza e sembrano sottoposte a una accurata manutenzione.
Bocche secondarie di qualche vulcano oggi inattivo? Tunnel di qualche installazione sconosciuta? Forse parte delle installazioni realizzate dai nazisti del Reich durante la loro permanenza sul continente antartico? Oppure strutture costruite dal misterioso popolo di umani e sauroidi, che invece di abbandonare l’antico Eden preferì rimanere per celebrare il ricordo di ere arcaiche?
Anche in questo caso non rimane che attendere lo sviluppo delle ricerche che studiosi indipendenti stanno conducendo in gran segreto sul continente dei ghiacci. Sempre a condizione che non esista veramente una qualche forma di cover up sulle scoperte effettuate in Antartide.
Che cosa ne pensano quelli che vivono in Antartide
I misteri di cui si ammanta il continente antartico sembrano essere ben conosciuti da una certa parte di quanti vivono da anni nelle basi scientifiche permanenti e di quanti partecipano saltuariamente alle missioni che si susseguono anno dopo anno.
Sono voci e indiscrezioni che si rincorrono spesso senza alcuna documentazione, poiché tutti hanno un certo timore della censura che sembra imperare sul continente antartico. Ma molte volte le testimonianze fanno parte di esperienze personali, indelebili, che nessuno può nascondere o far dimenticare.
A conferma di quanto si può ipotizzare sul caso dei misteri dell’Antartico possiamo citare l’articolo apparso il 6 febbraio 2000 sulla rivista “The Antarctic Sun”, pubblicata dal governo americano nella base antartica McMurdo. L’articolo, di T. Lloyd, si rivolgeva ai fatti che stavano accadendo in Antartide e portava un titolo inequivocabile: “Continente immacolato, ma con oscuri segreti”.
Un articolo che sembra confermare gli eventi e la natura misteriosa del continente antartico attraverso la diretta testimonianza del suo autore che da anni stava raccogliendo dati che sfuggivano al secretamento da parte delle autorità che gestiscono l’accesso e la ricerca in Antartide.
Si può citare un passo di questo articolo che appare sicuramente suggestivo e emblematico se si pensa che è stato scritto proprio sul continente antartico da un diretto testimone, da interpretare con tutte le suggestioni e incertezze del caso:
“In tutte le ricerche che si svolgono in questo grande continente, vi è una sospetta mancanza di attenzione a certe teorie, assolutamente straordinarie, che meritano un esame approfondito. Stiamo vivendo sulla superficie di una terra in gran parte inesplorata, ed è da tempo che abbiamo preso in considerazione solo semplici rocce, ghiacciai e pinguini.
Sto parlando dell’evidenza che è stata sollevata a più riprese, che rivela che non siamo i primi esseri viventi ad abitare questo luogo, e che la ricerca scientifica non è l’unica attività che viene svolta qui. Quando riconosceremo che ci possono essere molte più cose oltre le apparenze che abbiamo sotto gli occhi?
Come tutti sanno, il continente è pressoché completamente ricoperto dai ghiacci. Cosa si nasconda sotto quel ghiaccio, a chilometri di profondità in molti luoghi del continente, è un fattore ancora sconosciuto. La verità viene fuori, tuttavia, da poche anime coraggiose che cercano delle risposte ad alcune domande inquietanti. Esiste nel loro lavoro una forte evidenza che rivela che l’Antartide è stata abitata molto tempo fa da creature sconosciute, quando la temperatura di questo continente era molto più calda”.
C’è una evidente censura sugli eventi e sui ritrovamenti che vengono fatti in Antartide. Un giorno, forse, si potrà conoscere la vera storia di questo continente, considerato dalla Chiesa e dalle Società Iniziatiche medievali, e oggi ancora dalle tradizioni native di tutti i continenti, come la terra dell’antico Eden.
Una antica terra imperitura che è rimasta nel ricordo ancestrale delle genti, in cui l’umanità conviveva con creature sauroidi, oggi ricordate anche dalla Bibbia e conosciute fantasiosamente come “rettiliani”, da cui ricevette il dono della conoscenza. L’accesso al suolo dell’Antartide non è facile ed è regolamentato da una Authority che con il pretesto di salvaguardare l’ambiente dalle intemperanze del turismo selvaggio impone rigidi controlli sulle persone e paradossalmente anche sul materiale documentativo. Per ora non possiamo far altro che vagliare le varie testimonianze che ci giungono dal continente dei ghiacci perenni per ricostruire poco alla volta, senza censure che possano impedirlo, il puzzle della vera storia dell’umanità.
di Giancarlo Barbadoro
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