di Stefania Del Principe.
Attraverso l'Oltre: Esaustivo articolo che taglia la testa al toro su cosa pensavano i Maya di questo giorno fatidico e su cosa dovrebbe realmente, per loro, accadere.
Siamo arrivati all’anno più discusso del secolo e
tra le varie ipotesi catastrofiste emergono, fortunatamente, anche quelle più
“leggere” o positive, che parlano di un eventuale ritorno di un Messia. Un
ritorno che, paradossalmente, unisce in qualche modo sia le persone “normali”
come quelli che si definiscono cristiani, che quelle “alternative” che vedono
complotti ovunque.
Eh sì, perché tutti e due i gruppi aspettano il
ritorno di una persona importante, solo che alcune attendono Gesù Cristo e altre
un “alieno”.
Ma se per un attimo smettessimo di farci la
guerra sui differenti modi di vedere la vita, forse riusciremmo a trovare un
punto che ci accomuna tutti. Tutti desideriamo un mondo migliore, una maggiore
conoscenza, un’umanità più serena… tutti, infine, attendiamo il nostro
salvatore, sia esso impersonato da un giovane alieno o in Gesù Cristo.
L’unica differenza è che uno è la rappresentazione dell’incarnazione di Dio e
l’altra di un dio.
Chi è, in realtà, il nostro
salvatore?
Cristo deriva dal termine tristo
“salvatore, liberatore, redentore”. Cristo, quindi,
letteralmente è un Messia. Ma nell’antica Persia era Mithra, tra gli
Aztechi era Quetzalcóatl, in India invece è Kalki o Shiva. Tra i Maya, invece, è
il “grande” Kukulcan!
I Maya da sempre
attendono il ritorno del loro liberatore, Kukulcan. Ritorno ripreso anche dal
sacerdote maya Chilam Balam di Chumayel. Gesù Cristo, Mithra, il messia ecc.,
torneranno alla fine dei tempi per aiutarci. Ma qual è la fine dei tempi? Quando
il mondo sarà davvero distrutto? Secondo la conoscenza proveniente dal
mesoamerica, la fine dei tempi è la fine di un’Era, non la fine del mondo come
la intendiamo noi. Una fine di cui si parla sia negli antichi testi Maya che
nella Bibbia. Per comprendere di che fine si tratta, però, dobbiamo fare un
passo indietro e capire il modo di vedere le cose nei tempi antichi.
Secondo alcuni
scritti, vi è una croce (albero sacro) nel cielo che è formata dalla Via Lattea
e il piano dell’eclittica. La via lattea viene anche detta axis Mundi e
rappresenta, per così dire, il tronco dell’albero sacro, mentre l’eclittica è il
ramo principale. Il 21 dicembre del 2012 dopo ben 26.000 anni (termine del ciclo
precessionale) il Sole si troverà esattamente nel punto centrale della croce (o
albero sacro), quello che veniva chiamato anticamente, dai Maya, utero cosmico
(centro della galassia).
Ma che analogie ci
sono tra Kukulcan e Gesù Cristo? Di analogie ce ne sono molte e le somiglianze
non possono certo essere dovute al caso. Entrambi, per esempio, vengono definiti
“dio”. Quetzalcóatl si ritirò nel deserto, alla stregua di Gesù Cristo, per 40
giorni. Nel codex Borganus Messicano è Quetzalcóatl a essere crocifisso. In
alcune versioni tra due ladri, e in altre impiccato con una croce in
mano.
Tanto che la croce
di Quetzalcóatl è forse uno dei simboli più utilizzati dalle antiche popolazioni
Maya, così come pure il segno della croce visto come simbolo di
potere.
Nel libro di
Godrefy Higgins – Anacalypsis – si legge che la popolazione Inca aveva una croce
di marmo molto fine e bella di diaspro lucidato a specchio, realizzata con un
solo pezzo e delle dimensioni considerevoli. Questa croce è stata posizionata in
un luogo sacro per essere venerata. Solo con l’avvento degli spagnoli la croce
fu portata nella cattedrale di Cuzco. In alcune rappresentazioni locali
Quetzalcóatl è rappresentato crocifisso nei cieli con un cerchio di diciannove
cifre, che rappresentano il ciclo di Metone (19 anni solari corrispondenti a 235
mesi lunari).
La crocefissione di Quetzalcoatl secondo il Codex Borganus Messicano |
Ovviamente anche Kukulcan nacque da una madre
vergine, fu adorato e tentato come Gesù Cristo ed era chiamato la Stella del
Mattino. Questo nome, spiega lo stesso Kukulcan/Quetzalcóatl, sarebbe dovuto al
fatto che lui stesso veniva associato al pianeta Venere che, come tutti
sappiamo, è il primo a essere visibile nelle prime ore della mattina.
Ci sono molti errori (alcuni anche voluti) nella
storia ufficiale perché si parte sempre dal presupposto che tutte le civiltà
antiche che adoravano gli dèi, stessero parlano di una sorta di spiriti/energie
provenienti dalla Natura. Questo è sempre stato uno degli errori più clamorosi
che ha fatto non pochi danni.
I popoli nativi ancor oggi parlano degli dèi come
esseri in carne e ossa; quindi niente di “invisibile” come ci vogliono far
credere. E li descrivevano anche molto bene. Per esempio Quetzalcóatl era un
uomo alto, dagli occhi e dalla pelle chiara, con biondi capelli lunghi. Come è
possibile che popolazioni primitive descrivessero il loro Dio completamente
diverso da loro? Perché si sarebbero inventati una persona così quando sarebbe
stato più facile, per loro, descriverla bassa, occhi e carnagione scuri? Forse
perché i loro dèi erano davvero diversi da loro?
Quetzalcóatl non
era però solo un uomo bravo che compiva miracoli, ma era anche un uomo che
insegnava all’umanità poco evoluta una grande moltitudine di arti e
scienze.
Ma Quetzalcóatl
non è l’unico ad avere molte analogie con Gesù Cristo, in realtà la stessa
storia di Gesù Cristo si trova, migliaia di anni prima della sua presunta
comparsa, in tutto l’Oriente.
Ma non solo: tra
le popolazioni Cherokee e Dakota, si chiamava Je-zoos o Yesuse - Yahowa fra gli
Hopi. Nomi peraltro molto simili ai nostri Gesù e Jeova. Ma allora chi era
questo Gesù Cristo o questo Kukulcan?
Facciamo un salto
indietro nel tempo.
Attraverso l'Oltre: Una informazione veramente interessante è che il loro Messia, paragonato a Venere e al Vespro Mattutino, nella Bibbia, è Lucifero che diventa Satana. Nonchè, è sempre raffigurato come un Serpente Piumato che nella Bibbia è sempre il Diavolo "che da conoscenza" all'uomo.
Gli dèi
che scesero dallo spazio
Niente appare così
dettagliato come alcuni racconti che si trovano in antiche tavolette Sumere.
Anche se gli stessi racconti, compaiono poi nell’antico Egitto e in
India.
I Sumeri
raccontano di uomini venuti dallo spazio in cerca di oro quando sul nostro
pianeta vi erano ancora gli ominidi. Avevano bisogno di forza lavoro, da soli
era impossibile estrarre quantità così elevate di oro. Quindi decisero di
apportare una piccola modifica genetica agli abitanti (ominidi) terrestri. Per
loro non fu né una scelta semplice, né tantomeno facile mettere al mondo un
essere che somigliasse a loro. Ma dopo tanti tentativi, finalmente, ci
riuscirono. Il nuovo terrestre, chiamato Adam, era diverso da loro più che altro
nell’altezza e nel colore di pelle e capelli, ma per il resto era quasi
identico.
Il lavoro più
grande lo fecero, come raccontano le tavolette sumere, tre scienziati: Ea/Enki,
suo figlio Ningishzidda e Ninmah, la sua sorellastra. Lo fecero contro il volere
di altri comandanti Anunnaki (lett. quelli che dal cielo scesero sulla
terra), ma amarono molto il genere umano e decisero di insegnargli gran
parte della loro conoscenza. Loro erano molto più longevi di noi, provenendo da
un pianeta la cui rivoluzione orbitale - che dovrebbe scandire l’anno -
corrispondeva a 3.600 anni terrestri. Quindi, quando per loro passa un anno, per
noi ne passano 3.600. Questo ha fatto sì che abbiano potuto civilizzare per
migliaia e migliaia di anni l’umanità in tutto il pianeta. Ma in questi migliaia
di anni ci sono stati moltissimi problemi di dominio della Terra: ci sono state
distruzioni, guerre e quant’altro.
In Egitto Enki si
faceva chiamare Ptah e Ningishzidda, Thot - mentre il fratello era il dio Ra.
Quest’ultimo doveva anche coordinare dei lavori sul pianeta Marte – utilizzato
come una sorta di stazione di passaggio per l’invio dell’oro sul pianeta da cui
provenivano (Nibiru). Lui, come Ptah, governava l’Egitto, tuttavia, quando si
assentò per stare alcuni anni su Marte trovò tutto cambiato da suo figlio Thot.
Ra era molto arrabbiato per ciò che aveva insegnato all’umanità, così, dopo
litigi che durarono ben 300 anni terrestri, Thot decise di andare, sotto
consiglio del padre Ptah, nell’attuale mesoamerica dove si sarebbe fatto
chiamare il serpente piumato (Quetzalcóatl). Solo a quel punto Thot
venne cancellato in gran parte dell’antico Egitto e Ra sostituì l’immagine del
“leone di pietra” con l’immagine del viso di suo figlio Asar” (I riferimenti si
trovano nella 12° tavoletta Sumera dettata dal Dio Enki a Endubsar).
Ecco quindi che il
Dio buono si fece conoscere in varie parti del mondo con il nome di Kukulcan,
Quetzalcóatl e, presumibilmente, anche Shiva.
Quetzacoatl e l’adorazione del salvatore
Nell’antico Messico veniva adorato un salvatore,
ma non si chiamava Gesù Cristo. Si chiamava Quetzacoatl. Il salvatore, nato da
una vergine, veniva sorvegliato da 12 guardie e sarebbe morto per espiare i
peccati. Ma tutti ne attendono il suo ritorno. Uno dei suoi simboli erano le tre
croci (una più grande dell’altra). I Messicani usavano il battesimo per i loro
bambini, in modo simile a quello odierno dei cristiani, ma molto prima
dell’avvento del Cristianesimo. Ma non solo: i loro sommi sacerdoti si
chiamavano “Papi”.
Durante la conquista spagnola le similitudini con
la Chiesa Cattolica erano troppe, c’era solo un modo per smentire: con frasi
simili a quelli di Cortes: “il Diavolo aveva veramente insegnato ai
Messicani le stesse cose che Dio aveva insegnato alla Cristianità”. Per
maggiori informazioni potete leggere il libro “The Christ Conspiracy” di Acharya
S / DM Murdock.
Ma perché
la stessa storia ovunque?
Negli anni si è
fatta molta confusione e la storia di Gesù Cristo non è mai stata compresa
appieno. Kukulcan viene forse crocifisso? Ovviamente no! Kukulcan è costretto ad
andarsene per amor di pace – obbligato da altri Anunnaki. Ma promette a tutti i
terrestri di tornare alla fine dei tempi per ristabilire la pace su questo
pianeta, come inizio di una nuova Era.
Gli insegnamenti
degli “dèi” erano molto profondi e saggi e non sono stati compresi da molta
gente. Non è un caso se vicino alla croce di Kukulcan ci siano dei numeri che si
riferiscono al sistema solare. Per loro la nostra vita non è affatto staccata
dal cosmo, ma anzi, detta la nostra evoluzione, crescita e spiritualità. I
pianeti sono considerati da loro degli esseri viventi, delle vere e proprie
divinità da cui dipende la nostra vita. Come spiegare, quindi, a un’umanità non
ancora dotata di conoscenza, i segreti del cosmo? Interpretandoli, in primis!
Ecco che Quetzalcóatl spiegò all’intera umanità la fiaba più bella e saggia di
tutto il pianeta, la favola che in Egitto chiamerebbero: Horus is
raisen – Horus è sorto! Una storia che non è nata in Palestina ma ben
tremila anni prima di Cristo. Il racconto ha valenza esclusivamente astronomica
nonostante parli di un uomo nato da una vergine il 25 dicembre, di tre re magi e
così via.
Questo è scaturito
dal fatto che il 24 dicembre, Sirio, la stella più luminosa del cielo, si
allinea in maniera perfetta con le tre stelle della cintura di Orione. Stelle
che, ancora oggi, vengono chiamate i “tre re”. Se il 24 dicembre viene tracciata
una linea immaginaria tra Sirio e le tre stelle (i tre re)… sapete cosa accade?
Che il 25 dicembre la linea toccherà esattamente il punto dove nasce il Sole
(Cristo). Il Sole, infatti, fin dall’antico Egitto è considerato l’unico vero
Dio che crea ogni cosa, che dà la vita sulla Terra. I tre re – le tre stelle –
quindi, seguono la stella dell’est per essere portati fino al luogo dove il 25
dicembre nascerà Cristo- il Sole.
Ma non è finita
qui. Il giorno del solstizio d’inverno, il 22 dicembre, nell’emisfero Nord il
Sole raggiunge in assoluto il punto più basso dell’orizzonte. Qui resterà
“fermo” per ben tre giorni davanti a una costellazione chiamata la Croce del
Sud. Dopo essere quindi stato crocifisso per tre giorni, finalmente
“rinasce”. Per il resto dell’anno il nostro dio/sole viaggia insieme alle 12
costellazioni o i 12 discepoli, se volete. Non è un caso se in tutte le
rappresentazioni antiche Gesù viene rappresentato sempre con un in testa un
cerchio e una croce, la croce dello zodiaco per l’esattezza. Una favola
meravigliosa, quindi, che aveva lo scopo di istruire l’umanità attraverso un
linguaggio poetico e simbolico. Linguaggio che è stato, con gli anni, adulterato
e divinizzato, in alcuni casi, anche allo scopo di rendere ignoranti e
soggiogare le masse.
Ma il 2012 è
arrivato. E il 21 dicembre il nostro dio/Sole cambierà. E con esso, tutti,
cristiani e non, attenderanno il ritorno del Messia, di una nuova Era. Magari di
nuovo insieme ai nostri dèi, ai nostri insegnanti. Con la speranza che questa
volta l’umanità non impolveri di nuovo tutta la conoscenza acquisita negli
anni.
Stefania Del Principe, giornalista e scrittrice, da anni scrive per diversi quotidiani e riviste di settore. Ha pubblicato oltre venti libri tradotti in inglese, spagnolo, sloveno e altre lingue.
interessante,ma anche discutibile
RispondiEliminaAssolutamente...
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