La teoria più in condivisa per la formazione dei pianeti è quella della nebulosa, proposta inizialmente da Immanuel Kant nel 1755 e indipendentemente da Pierre-Simon Laplace. La teoria nebulare, come oggi viene chiamata, afferma che il sistema solare ha avuto origine dal collasso gravitazionale di una nube gassosa, la nebulosa solare.
Nel 1995, alcuni astronomi svizzeri fecero una scoperta scioccante, osservando per la prima volta un pianeta extrasolare, un gigante gassoso estremamente vicino alla sua stella. Per spiegare la strana posizione del super-pianeta, gli astronomi supposero che il gigante gassoso si fosse originariamente formato all’estremità del disco proto-planetario di gas e polvere che turbinava intorno alla sua stella, per poi migrare, in un secondo tempo, in un orbita molto più ristretta. Durante la “migrazione”, il pianeta è rimasto sul piano orbitale del disco e quindi, l’inclinazione della sua orbita corrisponde a quello della sua stella.
Ma la “Teoria della Migrazione” subì un duro colpo nel 2008, quando gli astronomi cominciarono ad osservare altri pianeti di tipo gioviano posizionati su orbite fortemente inclinate rispetto all’equatore della loro stella e, in alcuni casi, pianeti su orbite retrograde. Questi pianeti “ribelli” sembravano vittime di una violenza: era possibile che la forza gravitazionale di massicci corpi celesti erranti avesse influenzato le loro orbite spingendoli su percorsi particolari.
Ora, secondo Konstantin Batygin, astronomo dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge, è arrivato il momento di dare una spiegazione definitiva all’enigma dell’inclinazione dell’orbita terrestre rispetto all’equatore solare. Secondo l’astronomo inglese, è del tutto verosimile che in una fase particolarmente violenta nella storia della formazione del nostro sistema solare, una giovane stella errante abbia allungato, spostato o inclinato le orbite dei pianeti in via di sviluppo.
La forza gravitazionale di questa “Nemesis” di passaggio nel sistema solare, spiegherebbe perchè i nostri pianeti non orbitano ordinatamente attorno all’equatore del sole. “Le orbite non allineate sono in realtà una conseguenza naturale della Teoria della Migrazione, in quanto solitamente i sistemi planetari nascono in ambienti multi-stellari”, spiega Batygin nell’articolo comparso sulla rivista ScienzeNOW, facendo notare che molte stelle formano sistemi binari o ternari.
“Sono convinto che da qualche parte nella Via Lattea, ci sia la stella responsabile dell’inclinazione del nostro pianeta”, continua Batygin, il quale sospetta che il nostro Sole, una volta aveva una stella compagna generatasi dalla stella nebulosa orbitale, e che poi sia uscita di scena dopo che i pianeti si furono formati. Numerosi altri sistemi stellari sono formati da due o tre stelle. Basti pensare al nostro vicino di casa, Alpha Centauri, costituito da tre stelle: “E’ molto probabile che gli astronomi trovino un disallineamento orbitale nel sistema di Alpha Centauri”, conclude Batygin. [Fonte].
Parallelismo con la cosmogonia sumera
Nibiru per gli antichi Sumeri era il corpo celeste associato al dio Marduk. Il nome deriva dalla lingua accadica e significa punto di attraversamento o di transizione. Lo scrittore Zecharia Sitchin, sulla base di una propria interpretazione delle scritture sumeriche, giunge alla convinzione che Nibiru sia un diverso e sconosciuto pianeta realmente esistente. Nella sua costruzione teorica affianca al pianeta Nibiru il pianeta Tiamat. Quest’ultimo sarebbe esistito collocandosi tra Marte e Giove. Egli suppone che fosse un fiorente mondo con giungle e oceani la cui orbita fu distrutta dall’arrivo di un grande pianeta che attraversò il sistema solare tra i 65 milioni e i 4 miliardi di anni fa.
L’impatto avrebbe creato il pianeta Terra, la luna e la fascia degli asteroidi. Tiamat sarebbe stato dapprima colpito da una delle 7 lune di Nibiru, spezzandosi in due. Una di queste due porzioni sarebbe poi diventata la Terra e sarebbe stata spinta nell’attuale posizione da un altro impatto con una luna di Nibiru. In seguito l’altra metà, colpita da Nibiru stesso, avrebbe dato vita alla fascia degli asteroidi. I restanti detriti dell’impatto avrebbero dato origine alle comete. Sitchin affermava che questa teoria spiegherebbe perché la geografia terrestre avrebbe la peculiarità di avere più continenti su un lato rispetto all’altro.
La nascita e l’orbita di Nibiru secondo Sitchin
Secondo l’interpretazione data da Sitchin della cosmologia sumera, il sistema solare avrebbe un decimo pianeta, che seguendo un’orbita ellittica, rientrerebbe nel centro sistema una volta ogni 3.600 anni. Secondo Sitchin, l’ipotetico pianeta sarebbe stato catturato dall’attrazione gravitazionale di Nettuno e deviato dal suo percorso verso l’interno, miliardi di anni fa quando il nostro sistema solare era ancora in via di formazione. Quindi, secondo lo scrittore azero, Nibiru era un pianeta vagante “catturato” dalla gravità solare.
Nibiru è detto anche il “pianeta del passaggio“. Ogni 3.600, nel passaggio al suo perielio (quindi vicino al Sole e ai pianeti interni), Nibiru, a causa delle perturbazioni gravitazionali dovute alla sua massa, sarebbe all’origine dei grandi sconvolgimenti e cataclismi terrestri. Al suo passaggio sarebbero attribuiti gli spostamenti repentini dell’asse terrestre, molteplici impatti con gli asteroidi spinti fuori dalla fascia principale e un elevata attività tellurica e vulcanica sulla superficie del nostro pianeta. Secondo Sitchin, le storie raccontate dalla Bibbia, e quindi la genesi, il diluvio universale, la vicenda di Sodoma e Gomorra, ma anche alcuni racconti lasciatici dalle culture egizie e mesopotamiche, non sarebbero altro che le “cronache” degli effetti distruttivi di Nibiru.
A sostegno della teoria del decimo pianeta
Quando nel 1930 venne individuato Plutone, in base alle anomalie di Urano, si pensò che il nuovo pianeta fosse grande e gassoso tanto da influenzare l’orbita di Urano. Si scoprì, però, che Plutone è meno massiccio del previsto e la sua rotazione di sei giorni è tipica dei piccoli pianeti; possiede un orbita più estesa ed ellittica fuori di 17 gradi e quando raggiunge il perielio attraversa l’orbita di Nettuno e non può causare anomalie nelle orbite degli altri due pianeti a lui vicini.
Per questo iniziò la caccia al decimo pianeta, sicuramente un gigante gassoso con una massa capace di causare le anomalie accertate. Tale pianeta è stato segnalato due volte. La prima nel 1972 dall’astronomo Joseph Brady che ne calcolò addirittura l’orbita con un afelio di 150 milioni di chilometri dal sole, un orbita di 464 anni, un’eccessiva inclinazione e una massa tripla rispetto a Saturno. Ma un tale pianeta non poteva essere sfuggito alle frequenti osservazioni e quindi non esisteva, perché la sua massa avrebbe influenzato tutto il sistema e non solo due pianeti. La seconda rilevazione, più recente e affidabile, proviene dal satellite astronomico IRAS che avrebbe segnalato un oggetto nel profondo spazio. Secondo la NASA il corpo avrebbe una massa tale da poter causare irregolarità nelle orbite di Urano e Nettuno. Così scriveva il Washington Post:
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“Scoperto misterioso corpo celeste. Forse grande come Giove. Un corpo celeste forse grande come il gigantesco pianeta Giove e forse così vicino alla Terra che potrebbe far parte di questo sistema solare, è stato trovato nella direzione della costellazione di Orione, da un telescopio a infrarossi a bordo di un satellite astronomico U.S. in orbita.
L’oggetto è così misterioso che gli astronomi non sanno se è un pianeta, una cometa gigante, una protostella vicina che non è diventata abbastanza calda da divenire una stella; oppure una galassia così giovane che si trova ancora nel processo di formazione, o una galassia avvolta dalle polveri che nessuna delle luci emesse dalla sue stelle passi attraverso la cortina. ”Tutto ciò che posso dire è che non sappiamo cos’è” – ha detto il Dr. Gerry Neugebauer capo scientifico dell’IRAS al Jet Propulsion Laboratory California e direttore dell’Osservatorio di Palomar.
La più affascinante spiegazione di questo corpo misterioso, così freddo da non emettere luce e non essere mai stato avvistato da telescopi ottici situati sulla terra o nello spazio, è che si tratta di un gigante gassoso grande come Giove e vicino alla Terra a 50 bilioni di miglia. Mentre può sembrare una grande distanza in termini terrestri, è ad un tiro di sasso in termini cosmologici; così vicino infatti che potrebbe essere il corpo celeste più vicino alla Terra oltre Plutone. Il Dr. James Houck, del dipartimento di Astrofisica dell’Università di Cornell, ha dichiarato: ”Se è realmente così vicino potrebbe far parte del nostro sistema solare”.
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Un’altra tesi dei sostenitori dell’esistenza di Nibiru è l’identificazione di quest’ultimo con Nemesis, l’ipotetica stella nana bruna o rossa associata al Sole, ipotizzata da Richard A. Muller per spiegare una presunta regolarità delle estinzioni di massa osservata nella storia dei fossili. Muller sostenne che Nemesis, passando attraverso la nube di Oort a cadenze di alcuni milioni di anni, perturberebbe con la sua gravità le orbite degli oggetti della nube di Oort, causando l’entrata nel sistema solare di uno sciame di comete, alzando così le probabilità di una collisione che porterebbe a un’estinzione di massa. Tuttavia, Nemesi, se esistesse, avrebbe un’orbita migliaia di volte più grande di quella proposta per Nibiru, e non potrebbe mai avvicinarsi alla Terra.
Un comunicato ANSA del 12 dicembre 2002 ed un articolo della rivista britannica New Scientist ci informano dell’esistenza di un “decimo” pianeta nel nostro sistema solare. Si troverebbe oltre l’orbita di Plutone, ai confini della fascia di Kuiper, dove stazionano asteroidi e materiale interstellare. Le informazioni inviate dalle sonde spaziali suggeriscono, infatti, l’esistenza di un altro pianeta o di un corpo celeste, oltre Plutone, che influenza le orbite dei pianeti esterni.
Grande come Giove o come la Terra? Passerà a 42 milioni di miglia e tutti temono la sua coda, detta del “Drago”, già visibile ai telescopi, perché investirà il nostro pianeta con meteoriti e polveri. La notizia inoltre evidenzia che secondo gli astronomi il nostro sistema solare potrebbe contenere ben novecento pianeti; solo otto si troverebbero fuori della fascia di Kuiper. In pratica si teme che il suo passaggio sia causa di una catastrofe di proporzioni globali.
L’antica leggenda di Tiamat
Secondo la mitologia sumera, tra Marte e Giove, dove si trova attualmente la Fascia degli Asteroidi, anticamente si trovava un altro pianeta denominato Tiamat. Questo pianeta intermendio sarebbe andato distrutto in uno dei passaggi di Nibiru. Infatti, secondo le ipotesi formulate da Zecharia Sitchin, i frammenti che compongono l’attuale Fascia degli Asteroidi, non sarebbe altro che i resti della disintegrazione di Tiamat a seguito di una collisione con uno dei satelliti di Nibiru.
E non solo Tiamat avrebbe subito dei danni al passaggio di Nibiru. Secondo l’ipotesi di Sitchin, lo stesso pianeta Terra avrebbe subito un danneggiamento durante uno dei passaggio di Nibiru. Una delle lune di Nibiru avrebbe urtato la Terra, tanto da strapparle una parte consistente del suo mantello, generando la grande frattura che attualmente sarebbe occupata dall’Oceano Pacifico. La Luna sarebbe figlia di questo impatto. Infatti, il nostro satellite sarebbe il risultato della compattazione di tutti frammenti in orbita attorno alla Terra conseguenti allo scontro.
Anche Marte avrebbe subito enormi danni da uno dei passaggi di Nibiru, danni talmente consistenti da cancellare, addirittura, un’intera civiltà. Guardando la superficie di Marte, si notano i segni di un immane cataclisma cosmico che ha sconvolto profondamente il volto del pianeta rosso. Enormi crateri da impatto fanno pensare ad un bombardamento meteoritico senza precedenti.
Inoltre, guardando Marte di lato, sembra esserci come un enorme “ferita”. Secondo alcuni ricercatori, la ferita di Marte sarebbe stata generata dallo scontro con un enorme corpo celeste con il polo nord marziano. A sostegno di questa tesi, basterebbe guardare la diversa morfologia dell’emisfero nord di Marte, rispetto all’emisfero sud.
La parte superiore di Marte risulta liscia e pianeggiante, il che fa pensare che immediatamente dopo l’impatto, un’enorme pozza di magma si sia riversata su tutto l’emisfero nordico, rendendo la superficie del pianeta estremamente pianeggiante. L’emisfero sud, invece, ricco di catene montuose e rilievi importanti, sarebbe stato generato dalla spaventosa spinta generata dallo spostamento del materiale geologico a seguito dell’impatto.
Le improvvise oscillazioni dell’asse terrestre
Un massiccio corpo celeste di passaggio nei pressi del Sistema Solare, potrebbe influenzare anche l’inclinazione dell’asse terrestre? E cosa succederebbe se l’asse di rotazione della Terra si inclinasse improvvisamente di 50 gradi o più? Potrebbe sembrare la trama di un brutto film di fantascienza, ma secondo gli scienziati, non si tratta semplicemente di una questione accademica, ma di una possibilità reale.
Molti filologi sono ormai convinti che alcuni racconti mitici, come l’epopea babilonese di Gilgamesh o il racconto del diluvio universale e dell’arcà di Noè contenuti nella Bibbia, affondano le radici in un qualche evento geologico catastrofico che ha scolvolto pesantemente la superficie della Terra e la vita dei nostri antenati, tanto da conservarne il ricordo anche nei loro testi sacri. Se avvenisse un repentino spostamento dell’asse di rotazione terrestre:
“Un terremoto farebbe tremare il globo intero. Aria e acqua si muoverebbero di continuo per inerzia, la Terra sarebbe spazzata da uragani e i mari investirebbero i continenti… La temperatura diverrebbe torrida e le rocce verrebbero liquefatte, i vulcani erutterebbero, la lava scorrerebbe dalle fratture nel terreno squarciato, ricoprendo vaste zone. Dalle pianure spunterebbero come funghi le montagne, che continuerebbero a salire sovrapponendosi alle pendici di altre montagne e causando faglie e spaccature immani. I laghi sarebbero inclinati e svuotati, i fiumi cambierebbero il loro corso, grandi estensioni di terreno verrebbero sommerse dal mare con tutti i loro abitanti.Con queste parole lo storico Immanuel Velikovsky nel suo libro Earth in Upheaval immagina lo scenario che potrebbe verificarsi sulla terra a causa di un’eventuale spostamento dell’asse di rotazione terrestre. Le più recenti osservazioni geologiche mostrano che tali cambiamenti si sono verificati diverse volte nel corso della storia del nostro pianeta, con effetti drammatici sul clima e sul livello del mare. Secondo i ricercatori, la domanda non è se accadrà, ma quando! L’origine di questi spostamento dell’asse terrestre potrebbe essere molteplice:
Le foreste sarebbero divorate dalle fiamme e gli uragani e i venti impetuosi le strapperebbero dal terreno… Il mare, abbandonato dalle acque, si tramuterebbe in un deserto. E se lo spostamento dell’asse fosse accompagnato da un cambiamento nella velocità di rotazione, le acque degli oceani equatoriali si ritirerebbero verso i poli e alte maree e uragani spazzerebbero la Terra da un polo all’altro. Lo spostamento dell’asse cambierebbe il clima in ogni luogo… Nel caso di un rapido spostamento dell’asse terrestre, molte specie di animali sulla Terra e nel mare sarebbero distrutte e la civiltà, se ancora esistesse, sarebbe ridotta in rovine…”.
1) Ipotesi meteorite
Secondo questa teoria, in tempi remoti, un grande asteroide cadde sulla Terra, causando con l’impatto lo spostamento dell’asse terrestre di almeno 2000 Km e generando un cataclisma che sconvolse l’intero pianeta, e con violenti terremoti, terribili eruzioni vulcaniche, alluvioni, inondazioni immense e l’innalzamento dei mari.
Il grosso asteroide colpì la Terra in una zona marina, causando anche le famose inondazioni gigantesche che sono ricordate dalle tradizioni di tutto il mondo come il “Diluvio” o “Diluvio Universale”. Un caso precedente e più grave fu l’asteroide che 65 milioni di anni fa, cadendo nel Golfo del Messico, provocò l’estinzione dei Dinosauri.
Tuttavia è possibile affermare che l’asteroide che colpì la Terra in epoche più recenti non era un singolo blocco ma era composto di più blocchi. Infatti ci sono tracce evidenti di un corpo celeste frantumatosi durante la caduta sulla terra, dopo essere entrato in collisione con un altro asteroide. Frammenti di questo asteroide colpirono anche la terra ferma, tanto è vero che i crateri di questi impatti furono scoperti da indagini aeree del 1930 nella zona della Carolina del Sud, in cui risultano esistenti nella zona un’infinità di crateri di forma ellittica. Il frammento più grande di questo asteroide dovette cadere in un punto dell’oceano Atlantico a nord-est del Mar dei Sargassi, e provocò una serie di sconvolgimenti che devastarono il pianeta.
È stato possibile rilevare le tracce delle catastrofiche mega-onde originatesi dagli oceani come delle creste ad anelli concentrici, vicino ed intorno alle regioni polari. Ciò che di eroso ormai rimane, viene identificato come creste di archi murenici sviluppati parallelamente alle estremità di precedenti livelli di ghiacciai in ritiro. Quindi la direzione degli archi morenici può svelare un determinato punto d’ origine per questi enormi movimenti. Tutti i punti iniziali di spostamento murenico non giacciono su montagne ma nel mare artico e nelle profondità della regione artico-centrale. Quindi è possibile dire che quest’asteroide o la parte più grande di esso che colpì la Terra andò a cadere nel mare artico.
2) Ipotesi Megaterremoto
Alcuni studi sembrerebbero confermare un’altra ipotesi avanzata di recente dai ricercatori. Pare che alcuni grandi terremoti, possano modificare l’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre. Un evento del genere si sarebbe verificato durante il forte terremoto del Giappone del marzo del 2011. Il sisma, secondo i geologi, avrebbe spostato l’asse di rotazione terrestre di quasi 10 centimetri.
Secondo l’Ingv, l’impatto del sisma è stato molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004, che fu di 7 centimetri lineari e di 2 millesimi di secondo d’arco angolari, e probabilmente secondo solo al terremoto del Cile del 1960. Il terremoto del Cile dello scorso anno spostò l’asse terrestre di circa 8 centimetri.
3) Ipotesi Nibiru, Planet X, Nemesis
Zecharia Sitchin, studioso indipendente della Bibbia e di antiche civiltà, nei suoi scritti ipotizza che i Sumeri erano a conoscenza di un fantomatico pianeta chiamato Nibiru, dall’orbita molto ellittica, che ogni 3.600, nel suo passaggio vicino ai pianeti interni del sistema solare, sarebbe causa di immensi disastri naturali, dovuti alla sua massa gravitazionale. Secondo alcuni, l’approssimarsi periodico del “pianeta del passaggio” potrebbe determinare lo spostamento, pià o meno ampio, dell’asse di rotazione terrestre.
Più volte si sono rincorse notizie sulla conferma dell’esistenza di un decimo pianeta nel sistema solare. La NASA su questo punto non è mai stata chiara e non si capisce se per scarsità di informazioni o per un maldestro cover-up sull’esistenza del Pianeta X.
4) Lo spostamento del Polo Nord Magnetico
Il National Geophysical Data Center del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) raccoglie, dal 1590, le coordinate annuali del polo nord magnetico, derivanti dalle prime misurazioni ottenute dalle navi fino ad arrivare alle più moderne tecniche di rilevamento. Se tracciamo lo spostamento che esso ha subito negli ultimi 420 anni qualcosa di anomalo balza tuttavia all’occhio. Dal 1860, lo spostamento dei poli magnetici è più che raddoppiato ogni 50 anni. Altro fatto eloquente è che nel corso degli ultimi 150 anni, lo spostamento dei poli è stato nella stessa direzione.
Ma ciò che più preoccupa è il fatto che nel corso degli ultimi 10 anni, il polo nord magnetico si è spostato quasi la metà della distanza totale degli ultimi 50 anni!!!In altre parole, lo spostamento del polo magnetico ha evidentemente subito una accelerazione notevole. Secondo gli ultimi dati l’attuale velocità di spostamento del polo nord magnetico è di circa 55 chilometri all’anno, mentre negli ultimi 10-20 anni il tasso di spostamento è stato da record tant’è che i primi problemi sono tangibili anche sulla vita reale. Basti pensare che alcuni aeroporti americani hanno dovuto modificare la numerazione delle piste, stante una differente orientazione magnetica.
Con la direzione attuale,il polo nord magnetico si sta dirigendo direttamente verso la Russia. Ancora non si sà, il tempo probabilmente ci darà una risposta,ma al ritmo attuale, senza dubbio vi saranno effetti visibili in diversi sistemi (naturali ed artificiali). Al momento non è ancora chiaro se il processo accelererà o rallenterà nei prossimi anni. Alcuni sostengono che l’inversione del polo magnetico è imminente, ricalcando la profezia dei Maya, altri invece che possa avvenire tra moltissimo tempo. Stiamo tranquilli ed attendiamo conferme future…
Un asse terrestre ballerino
Ma al di là di cosa possa generare lo spostamento dell’asse terrestre, su una cosa ormai non ci sono più dubbi: in passato lo spostamento è avvenuto più volte e in maniera repentina. A sostegno di questa convinzione, il 17 giugno scorso su Nature Geoscience è stato pubblicato un nuovo studio che conferma lo spostamento dei poli. Un team di scienziati coordinato dalla dott.ssa Sarah J. Feakins della University of Southern California a Los Angeles e i ricercatori del Jet Propulsione Laboratory della NASA in California, sono giunti ad una conclusione stupefacente. Dallo studio di alcuni reperti geologici e biologici, emerge che l’Antertide, il Polo sud, in tempi antichi era molto più caldo e più umido di quanto si è pensato fino ad oggi.
Secondo i ricercatori, l’Antartide era talmente mite da poter sostenere una rigogliosa vita vegetale. Esaminando i campioni prelevati dal trivellamento del ghiaccio profondo dell’Antartide, il team di ricerca ha appurato che le temperature estive di 15 milioni di anni fa lungo la costa antartica si aggiravano intorni agli 7°C. “L’obiettivo finale dello studio è quello di comprendere meglio in che modo i cambiamenti climatici possono avvenire nel futuro”, spiega la dott.ssa Feakins, “Proprio come la storia ha molto da insegnarci sul nostro futuro, così il clima del passato ci può dire qualcosa sui cambiamenti che avveranno nei prossimi anni”.
Una delle spiegazioni, ma non è l’unica, è che in passato l’Antartide si trovasse un pò più vicino all’equatore terrestre. Uno spostamento dell’asse terrestre di 2000 chilometri potrebbe spiegare il fatto che l’attuale polo sud si trovasse più vicino all’equatore.
Recentemente in Antartide sono state scoperti fossili vegetali che vivono solo in zone con un clima mite, ed essi sono risalenti ad un periodo in cui una causa esterna e inattesa ha determinato un cambiamento radicale, ghiacciando tutta la zona in poche ore. Nell’attuale zona polare artica sono stati fatti ritrovamenti analoghi e persino di animali che vivevano in zone temperate. Un disastro improvviso spiegherebbe anche gli animali provvisti di pelo, come i Mammuth, che sono stati ritrovati in zone polari artiche perfettamente congelati col cibo nello stomaco, come se la loro fine fosse avvenuta in brevissimo tempo.
Lo spostamento dell’asse terrestre provocò l’inclusione nel circolo polare antartico di almeno metà dell’Antartide, che prima invece si trovava in zone molto più miti. Difatti dall’analisi dei carotaggi effettuati nel 1949 è risultato che l’Antartide in epoche remote fosse divisa in due distinte parti e attraversata da fiumi.
Inoltre, parte della megafauna esistente all’epoca della catastrofe scompare improvvisamente in tutti i luoghi del globo terrestre in cui esisteva. Piante ed animali come Mammuth, tigri dai denti a sciabola, cervi giganti, scompaiono all’improvviso, da un giorno all’altro. Persino presso l’Artide ci sono fossili evidenti che dimostrano un immediato passaggio da un clima temperato a quello glaciale.
Infatti, terre come la Siberia e le isole artiche erano una vera e propria comunità ecologica con piante ed animali che vivevano solo in climi temperati e tropicali. Ma un evento improvviso decimò tutto questo, così come in altre zone del pianeta, dove si verificarono una drammatica estinzione di un gran numero di specie animali in tempi brevissimi. Lo stesso discorso per la Siberia può essere fatto per l’Alaska settentrionale, la Norvegia artica, l’Alaska settentrionale, la Beringia, tutte terre che avevano climi temperati prima della catastrofe globale, e dove vi erano flora e fauna che oggi ritroviamo in parte nell’Africa orientale.
E risalgono sempre alla catastrofe globale le infinità di animali le cui carcasse furono travolte da immani piene, portati per lunghe distanze, ammassate nelle gole dei fiumi e nei fondovalle, sepolti da una coltre di fango insieme ad alberi e piante. Anche molti massi erratici risultano trasportati da immani inondazioni.
Piante, ma anche animali come i Mammuth ritrovati nei ghiacci siberiani, testimoniano come la vita ai poli terrestri sia stata orrendamente e immediatamente sterminata da un freddo polare giunto all’improvviso. Persino il cibo nello stomaco di animali congelati, come i Mammuth, rivela che essi vivevano in zone miti, prima di morire improvvisamente congelati. D’altronde il repentino spostamento dell’asse terrestre avrebbe potuto spostare immediatamente zone temperate in zone polari.
Molti scienziati hanno scoperto ampie zone, ora sepolte sotto l’oceano, che fino a prima della catastrofe globale formavano dei veri e propri subcontinenti, come il caso del subcontinente fra la Siberia e l’Alaska, il quale abbondava di vita selvaggia, e il subcontinente della Beringia tra l’America settentrionale e l’Asia, anch’esso popolato di abbondante fauna che fu sterminata da un evento catastrofico.
Prima della catastrofe globale, il polo nord si trovava nella zona dell’attuale Canada orientale (che quindi si trovava al centro della zona artica) e zone come la Siberia erano molto distante dalla zona artica. Anche lo studio dell’anomalo sfasamento temporale delle calotte glaciali durante l’ultima glaciazione conferma questa situazione, soprattutto perché risulta che la calotta glaciale Canadese continuava ad esistere quando altre calotte, come quella europea, si erano in gran parte ritirate.
Per l’inverso, il passaggio di zone polari con ghiacciai immensi a zone temperate portò allo scioglimento di immense quantità di ghiaccio, come quelle che ricoprivano il Canada e dintorni, e quindi a un innalzamento consistente del livello del mare. Infatti, una delle conseguenze del cataclisma globale fu anche la fine dell’era glaciale, almeno per come la intendiamo noi.
Si badi bene che prima dello spostamento dell’asse terrestre le condizioni climatiche erano differenti da quelle che noi conosciamo oggi, con profonde influenze sulle stagioni, che sono determinate dall’inclinazione attuale dell’asse terrestre, e questo spiegherebbe il perché delle strane leggende di molti popoli secondo cui in epoche remote non vi erano stagioni.
Ma quest’asse terrestre subì un repentino e brusco spostamento, tale da fargli assumere la sua posizione odierna: 23° d’inclinazione sull’eclittica. Un’altra conseguenza dello spostamento dell’asse terrestre fu il sensibile rallentamento della velocità di rotazione terrestre, portando l’anno terrestre da 360 giorni a 365 giorni, e questo spiegherebbe perché i precisi astronomi di civiltà antiche del centro America, dell’Egitto e della Mesopotamia avessero calcolato la durata del loro anno pari a 360 giorni e non ai nostri 365 (i loro dati astronomici discendevano in buona parte da civiltà preesistenti).
Fonte: contdown2012
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