lunedì 7 maggio 2012

Dieci miti sul capitalismo



Il capitalismo nella sua versione neoliberale ha sfiancato se stesso. Gli squali della finanza non vogliono perdere i loro profitti, e spostano il peso principale del debito sui pensionati e sui poveri. Un fantasma della “Primavera Europea” sta tormentando il Vecchio Mondo e gli oppositori del capitalismo spiegano alla gente come le loro vite siano state distrutte. Questo è l’argomento dell’articolo di un economista portoghese, Guilherme Alves Coelho.Esiste una nota espressione, cioè che ogni nazione ha il governo che si merita. Questo non è del tutto vero. Le persone possono essere ingannate da una propaganda aggressiva che influenza attraverso schemi, e sono dunque facilmente manipolate. Menzogne e manipolazioni sono l’arma contemporanea della distruzione di massa e dell’oppressione delle persone. Sono efficaci quanto i tradizionali mezzi di guerra. In molti casi si integrano a vicenda. Entrambi i metodi vengono utilizzati per ottenere la vittoria alle elezioni e distruggere i paesi ribelli.
Ci sono molte modalità per manovrare l’opinione pubblica, nella quale l’ideologia del capitalismo è stata fondata e mitizzata. È una combinazione di false verità che sono state ripetute milioni di volte, nel corso delle generazioni, e quindi diventate indiscutibili per molti. Sono state programmate per rappresentare il capitalismo come credibile e per mobilitare il sostegno e la fiducia delle masse. Questi miti sono distribuiti e promossi mediante strumenti multimediali, istituzioni educative, tradizioni familiari, appartenenze a credi religiosi, ecc. Ecco di seguito i più comuni di questi miti.


 
Mito 1. Con il capitalismo, chiunque lavori duramente può diventare riccoIl sistema capitalistico procura ricchezza in maniera automatica agli individui che lavorano duramente. I lavoratori inconsciamente hanno creato una speranza illusoria, ma se non si realizza, potranno biasimare soltanto loro stessi. Infatti, con il capitalismo, la probabilità di successo, indipendentemente da quanto si può aver lavorato, è la stessa in una lotteria. La ricchezza, con rare eccezioni, non si crea con il duro lavoro, ma è il risultato di frode e mancanza di rimorso per coloro i quali hanno maggior influenza e potere. È un mito che il successo sia il risultato di duro lavoro, e combinato con la fortuna e una buona dose di fiducia, dipenda dalle abilità di impegnarsi in attività imprenditoriali e dal livello di competitività. Questo mito crea i seguaci del sistema che lo supportano. Anche la religione, specialmente quella Protestante, lavora a supporto di questo mito.

Mito 2. Il capitalismo genera ricchezza e prosperità per tuttiLa ricchezza, accumulata nella mani di una minoranza, prima o poi sarà redistribuita tra tutti. L’obiettivo è permettere al datore di lavoro di accumulare ricchezza senza fare domande. Allo stesso tempo la speranza è sostenuta dal fatto che prima o poi i lavoratori verranno premiati per il loro lavoro e la loro dedizione. Infatti, anche Marx concluse che lo scopo definitivo del capitalismo non è la redistribuzione della ricchezza ma la sua accumulazione e concentrazione. Il divario crescente tra i ricchi e i poveri nell’ultima decade, specialmente dopo la creazione del sistema del neo-liberalismo, ha provato l’opposto. Il mito è stato uno dei più comuni durante la fase del “social welfare” nel periodo post-bellico, e il suo principale scopo era la distruzione dei paesi socialisti.

Mito 3. Siamo tutti sulla stessa barcaLa società capitalista non ha classi, quindi la responsabilità dei fallimenti e delle crisi ricade su tutti e ognuno deve pagare. L’obiettivo è creare un senso di colpa tra i lavoratori, permettendo ai capitalisti di aumentare i ricavi cedendo invece le spese alle persone. Infatti, la responsabilità ricade interamente sulle élite formate da miliardari che supportano il governo e sono a loro volta da esso supportati, e che hanno sempre goduto di grandi privilegi nella tassazione, negli appalti, nelle speculazioni finanziarie, nelle off-shore, nel nepotismo, ecc. Il mito è impiantato dalle élite per eludere la responsabilità per la condizione del popolo, e per obbligare quest’ultimo a pagare gli errori delle élite.

Mito 4. Capitalismo significa libertàLa vera libertà la si può raggiungere soltanto attraverso il capitalismo con l’aiuto del cosiddetto “mercato dell’auto-regolazione”. L’obiettivo è quello di creare qualcosa simile alla religione del capitalismo, dove ogni cosa viene presa com’è, e di negare alla gente il diritto di partecipare nelle decisioni macroeconomiche. Certo, la libertà nel prendere le decisioni è la massima libertà, di cui però gode soltanto una ristretta cerchia di individui potenti, non le persone comuni, e nemmeno le agenzie governative. Nel corso di summit e forum, nei ristretti gruppi, a porte chiuse, i capi di grandi compagnie, banche e corporation multinazionali, prendono le decisioni finanziarie ed economiche più importanti di natura strategica. I mercati, pertanto, non si regolano autonomamente, vengono manipolati. Questo mito è stato utilizzato per giustificare l’interferenza negli affari interni di paesi non-capitalisti, basata sull’assunto che non hanno libertà, ma hanno regole.

Mito 5. Capitalismo significa democraziaLa democrazia può esistere soltanto con il capitalismo. Questo mito, che senza problemi segue il precedente, è stato creato per impedire la discussione su altri modelli di ordine sociale. Si sostiene che siano tutte dittature. Il capitalismo è affiancato da concetti come libertà e democrazia, mentre il loro significato viene distorto. Infatti la società è divisa in classi e i ricchi, che sono l’ultra-minoranza, dominano su tutti gli altri. La “democrazia” capitalista non è nient’altro che una dittatura mascherata, e le “riforme democratiche” sono processi opposti al progresso. Come il mito precedente, anche questo serve come scusa per criticare e attaccare i paesi non-capitalisti.

Mito 6. Elezioni sono sinonimo di democraziaElezioni sono sinonimo di democrazia. L’obiettivo è denigrare e demonizzare gli altri sistemi e impedire una discussione sui sistemi politici ed elettorali, nei quali i leader vengono determinati attraverso elezioni non borghesi, per esempio in virtù dell’età, dell’esperienza, o popolarità dei candidati. Infatti è il sistema capitalista che manipola e corrompe, un sistema in cui il voto è un termine condizionale e le elezioni solo un atto formale. Il mero fatto che le elezioni sono sempre vinte da rappresentanti della minoranza borghese li rende non-rappresentativi. Il mito che le elezioni borghesi garantiscano la presenza di democrazia è uno dei più radicati, e anche alcuni partiti e forze di sinistra credono in questo.

Mito 7. Alternando partiti al potere è lo stesso di avere un’alternativaI partiti borghesi che periodicamente si alternano al potere hanno programmi alternativi. L’obiettivo è perpetuare il sistema capitalista all’interno della classe dominante, alimentando il mito che la democrazia si riduce alle elezioni. Infatti, è ovvio che un sistema parlamentare bi-partitico o multi-partitico è in realtà un sistema mono-partitico. Si tratta di due o più fazioni di un’unica forza politica, che si alternano, imitando il partito con una politica alternativa. Le persone scelgono sempre un agente del sistema, essendo certe che non è ciò che stanno facendo. Il mito che i partiti borghesi abbiano diversi programmi e che siano anche oppositivi, è uno dei più importanti, se ne parla costantemente per far funzionare il sistema capitalista.

Mito 8. Il politico eletto rappresenta il popolo e quindi può decidere per essoAl politico è stata concessa autorità dal popolo e può governare a suo piacimento. Lo scopo di questo mito è nutrire le persone di promesse vuote e nascondere le reali misure che in pratica saranno implementate. Infatti i leader eletti non adempiono le promesse o, peggio, iniziano ad implementare misure non dichiarate, che spesso contraddicono e talvolta sono addirittura in conflitto con la Costituzione originale. Spesso tali politici, eletti da un’attiva minoranza, a metà mandato raggiungono la soglia minima di popolarità. in questi casi, la perdita di rappresentanza non porta ad un ricambio del politico attraverso mezzi costituzionali, ma al contrario, porta ad una degenerazione della democrazia capitalista in una dittatura reale o dissimulata. La pratica sistemica della falsificazione della democrazia nel regime capitalista è una delle ragioni dell’aumento del numero delle persone che non partecipano alle elezioni.

Mito 9. Non c’è alternativa al capitalismoIl capitalismo non è perfetto, ma è l’unico sistema politico ed economico possibile, e quindi il più appropriato. L’obiettivo è eliminare lo studio e il sostegno ad altri sistemi ed eliminare la competizione usando tutti i mezzi possibili, anche la forza. In realtà, non ci sono altri sistemi politici ed economici, il più conosciuto è il socialismo scientifico. Anche all’interno della cornice del capitalismo, vi sono altre versioni, come il “socialismo democratico” dell’America Latina o il “capitalismo socialista” dell’Europa. Questo mito intende intimidire le persone, per evitare discussioni sulle alternative al capitalismo e per assicurare l’unanimità.

Mito 10. I risparmi generano ricchezzaLa crisi economica è causata da un eccesso di benefici per i lavoratori dipendenti. Se vengono rimossi, il governo risparmierà e il paese diventerà ricco. L’obiettivo è spostare la responsabilità per il pagamento del debito capitalista nel settore pubblico, inclusi i pensionati. Un altro scopo è far sì che le persone accettino la povertà, sostenendo che sia temporanea. Questo mito ha altresì l’intento di facilitare la privatizzazione del settore pubblico. Le persone sono convinte che i risparmi siano la “salvezza”, senza menzionare che ciò si realizza attraverso la privatizzazione dei settori più redditizi i cui futuri guadagni andranno persi. Questa politica porta ad una diminuzione delle entrate dello stato e ad una riduzione dei benefici e delle pensioni.

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