lunedì 28 aprile 2014

Cosa c'è dopo la Morte? Il Terzo Scienziato del mondo espone la sua teoria Shock

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In questo ultimo periodo, meditando fra me e me riguardo la Vita e la Morte, mi sono trovato con un ottimo parallelismo in mente per comprendere come potrebbe essere spiegato il grande mistero...

Immaginate il CLOUD (La nuvoletta inventata da Apple che ormai tutti usano). Altro non è che un server dove potete immagazzinare i vostri dati esterni quindi il vostro Hard Disk del PC. Una volta che il vostro Computer, iPhone, Tablet, si rompe non dovete fare altro che sostituire l'Hardware (il corpo) e richiedere gli stessi dati dal Cloud (Coscienza, Spirito). Non si parla di Mente, infatti la mente esiste grazie al cervello e quello è già nel vecchio e nuovo dispositivo (Il CHIP e la RAM). Si tratta di spostare i dati, le foto (ricordi), l'ambiente lavorativo (Windows anziché Mac ad esempio).

E' un po' complesso da capire per chi non è avvezzo al linguaggio tecnologico ma sono certo che gli altri hanno già pensato che è vero... Parallelismo perfetto.

La Bibbia parla del Libro della Vita dove vengono registrati tutti i dati della nostra VITA. I Veda parlano di Archivio, altri parlano di Archivio Akashiko e via così... Archivi di dati... CLOUD.

Non serve altro che un corpo nuovo e tutta la vostra coscienza registrata viene trasferita. Fatto... Semplice perfino per noi esseri umani con uno Smartphone. Da un iPhone 3G che si rompe passo tutto in un nuovo iPhone 5S. Stesso ambiente, stesso schermo, stesse icone, stessi dati registrati, schermo migliore, telefono più alto, ecc... Il segreto dell'Albero della Vita.

Ce la facciamo noi con le nostre "creature" fatte ad immagine e somiglianza (i PC) e volete che non ce la faccia Dio con le sue?

Detto questo un mio amico scopre questo articolo... A cui sotto, indagando a fondo, ne ho allegato un altro che spiega bene tutto.

sabato 26 aprile 2014

Fantasma dello stadio... Smentito



In questo video si vede apparentemente un uomo ombra attraversare la gente seduta senza che quest'ultima se ne accorga...

Dal momento che amiamo la ricerca della verità è bene far luce su questo semplice mistero...

Altro non è che l'ombra della telecamera telescopica dalla parte opposta dello stadio che segue l'azione con il sole alle spalle... Si nota perché l'ombra non passa attraverso le persone e la rete bensì sopra ;)

Svelato un altro mistero hehe

mercoledì 23 aprile 2014

Incidenti UFO in impianti militari spagnoli


Non hanno nulla da invidiare alla migliore sceneggiatura per un film di fantascienza, ma gli eventi di seguito descritti sono reali nel vero senso della parola. E sono decine di incidenti UFO che si sarebbero verificati negli impianti dell'esercito spagnolo: intercettazione a terra, manovre impossibili su basi aeree, compaiono e si smaterializzano nel nulla. Per non parlare di quei casi, ancora più spettacolari quando il fuoco delle forze armate viene aperto contro degli esseri umanoidi. 

Di fronte a un paio di tazze di caffè caldo, Daniel (falso nome), militare di stanza presso la base aerea di Cuatro Vientos una installazione militare che condivide lo spazio con un piccolo aeroporto civile, era pronto a raccontare la sua esperienza UFO che aveva vissuto anni fa all'interno della caserma. Tutto è successo nel mese di giugno 2004 quando un enorme oggetto a forma di proiettile attraversò la penisola iberica, venendo avvistato da migliaia di persone.

domenica 20 aprile 2014

Approfondimento: La Sacra Sindone svelata


dalla collaborazione
di
Marco Pizzuti e Massimo Mazzucco
Uno degli argomenti più dibattuti, all’interno della querelle mondiale sul cristianesimo, è sicuramente quello che riguarda la sindone di Torino.
Il realtà, l’importanza attribuita all’autenticità di quel telo appare esagerata, sia da un fronte che dall’altro.
Da parte dei cristiani, poter dimostrare che quel telo sia autentico (che risalga cioè ai tempi di Pilato) non dimostra comunque che il cadavere avvolto fosse quello di Gesù.
Sul fronte opposto, dimostrare che il telo non risalga a quell’epoca non aiuterebbe in alcun modo coloro che vogliono negare l’esistenza del cristo storico tout court: solo perchè quello NON è il telo che avvolse Gesù, non significa che questi non sia esistito.
Nonostante l’evidente futilità della disputa, orde di appassionati, su un fronte e sull’altro, hanno fatto della verità sulla sindone una specie di test supremo, conclusivo e irrefutabile, dal quale sembra quasi dipendere la legittimità stessa del cristianesimo.

L’ABUSO DEL METODO SCIENTIFICO 
La cosa più interessante è che proprio il cristiano, che ripete incessantemente – e correttamente – che la fede sia questione di dogma, e vada quindi accettata al di fuori dell’ambito razionale, stia poi a scervellarsi per trovare il modo di “dimostrare” in maniera scientifica l’autenticità di quel telo.
Ne è un ottimo esempio, fra i tanti reperibili in rete, un articolo pubblicato da un’associazione di medicina alternativa, dal titolo “Uomo della Sindone. Riflessioni sul significato simbolico specifico delle ferite”.
Vale la pena di seguire per intero il ragionamento dell’Autore, perchè è tipico di un abuso del metodo scientifico/razionale da parte di chi lo disdegna, quando rappresenti un ostacolo alle proprie tesi, ma è pronto a farsene scudo …
… se crede invece che possa tornargli utile.
L’Autore si dice interessato ad una lettura della sindone in luce del taoismo e della simbologia orientale, ma sembra tradire già in partenza la sua vera finalità, quando dichiara:
Proprio per necessità di coerenza vengono dichiarati in apertura due preconcetti, prefissi di conformità, da cui queste riflessioni nascono “viziate”:
• il primo è che il crocifisso avvolto nel lenzuolo fosse tal Jeshua (Gesù) di Nazareth.
• il secondo è che lo stesso Gesù di Nazareth sia il Cristo Salvatore e che sulla croce sia avvenuto per Lui per un verso il compimento del suo Mandato, per l’altro la vittoria definitiva sul Maligno, il compimento del confronto iniziato fra i due con le tentazioni nel deserto.
A quel punto l’Autore si accorge di aver forse esagerato, e cerca supporto nel “metodo scientifico”:
Primo preconcetto: in effetti non è più solo un preconcetto. Una serie rilievi scientifici ne fa un dato statisticamente certo.
• la fattura del lenzuolo, il cui filato è “ritorto a Z” (in senso orario) anzichè ad S (in senso antiorario) come invece in epoche successive, indica trattarsi di un telo antico perchè composto con tecniche di filatura e tessitura delle quali s’era persa memoria già nel primissimo Medioevo
• la presenza di pollini (vi sono depositati pollini di oltre 30 piante primaverili del Medio Oriente e pollini di flora delle Alpi) e frammenti di fiori primaverili palestinesi (A.Danin, U. Baruch 1999).
• Sono state rilevate le impronte di due diverse monete poste sul viso dell’uomo sindonico, che appartengono al tempo di Ponzio Pilato (una delle due è fatta coniare da lui medesimo), la cui esistenza era ignota fino al secolo scorso (Moroni, Barbesino ,Bettinelli, 2002).
• inoltre, si trovano sul telo tracce di aloe e di mirra nonchè di aragonite (una composizione di carbonato di calcio, ferro e stronzio), una terra presente a Gerusalemme e, in particolare, in una tomba studiata dal Levy-Setti, ricercatore di Chicago che, confrontando con l’aragonite della Sindone, ha concluso che le due terre sono esattamente uguali.
In ogni caso, l’Autore sa bene che tutti questi “argomenti” possono al massimo dimostrare che il telo provenga dalla Palestina di 2.000 anni fa, ma nulla di più, e cerca quindi qualcosa di preciso e incontestabile, che possa chiudere definitivamente la partita a suo favore:
Accurate e pazienti ricerche con l’avanzatissimo microdensitometro dell’Istituto d’Orsay di Parigi, hanno fatto affiorare tracce grafiche, secondo un preciso modulo paleografico, nei pressi del volto. Secondo i paleografi sono caratteri greci. Essi riporterebbero delle scritte sbiadite.  In particolare due, una alla sinistra del volto scritta da lato e l’altra sotto il mento: “NAZARENO” e “IHOY”, Jeshua in ebraico.
Ovvero, l’ “avanzatissimo microdensitometro”, che con “accurate e pazienti ricerche” ci rivelerebbe il nome di Gesù, viene citato come cardine della dimostrazione in corso, mentre l’Autore sceglie di ignorare le arcaiche, imprecise – ed evidentemente “frettolose” – datazioni al radiocarbonio, eseguite una trentina di anni fa, che collocavano invece la sindone intorno al 1340, con un margine di errore di + – 50 anni.
Dicesi “scienza discrezionale”, nella quale è lecito citare le nozioni utili alla tesi, ignorando con grande eleganza tutte le altre.
In realtà, quello della datazione al radiocarbonio costituisce ancora oggi l’ostacolo principale per chi insiste nel sostenere l’autenticità del telo, ma di questo parleremo in seguito. Vediamo prima fino a che punto può spingersi l’abuso del cosiddetto approccio scientifico, quando ritenuto utile alla causa. L’articolo prosegue così:
La probabilità complessiva calcolata che l’impronta cadaverica del lenzuolo sindonico non appartenga all’uomo di cui è narrata la sevizie nei Vangeli, vista la inusualità di alcune sequenze della tortura, è stata calcolata essere 1 su 200 miliardi. Sufficiente a essere certezza in considerazione del fatto che non ci sono stati 200 miliardi di morti per crocifissione.
Sarebbe interessante sapere come si giunga a determinare la cifra di 200 miliardi esatti – non 201, e non 199 – partendo dalla “inusualità di alcune sequenze della tortura”. Notiamo inoltre che, secondo il ragionamento proposto, solo una volta raggiunto il duecentomiliardesimo “morto per crocefissione” potremmo avanzare dubbi sull’autenticità della sindone. Come se le scienze statistiche non permettessero ad un determinato caso di ripetersi prima che tutti gli altri si siano verificati.
Ma non basta:
Da un altro modello probabilistico recente (G. Fanti, E. Marinelli 1998) che tiene conto delle nuove acquisizioni scientifiche risulta che la Sindone è autentica con probabilità del 100% e corrispondente incertezza pari a 10 – 83; Ciò equivale ad affermare che è più probabile fare uscire per 52 volte consecutive uno stesso numero al gioco della roulette piuttosto che affermare che la Sindone non sia autentica. L’alternativa falso medievale ha una probabilità dello 0% e corrispondente incertezza pari a 10 – 183.
Finora, a 183, io avevo solo la pressione sanguigna. Ora ho anche l’incertezza, e la cosa mi preoccupa non poco. (In compenso, prima non sapevo che i “modelli probabilistici” offrissero certezze assolute, ora lo so).
A tanto giunge la disperazione di chi, evidentemente, non si rende conto nè della futilità dell’argomento in sè, nè del ludibrio a cui si espone nel cercare di sdoganarlo a tutti i costi “con metodo scientifico”.

sabato 19 aprile 2014

Una nuova verità sulla Sindone da due docenti Padovani

La nuova verità sulla Sindone

Il crocifisso così come siamo abituati a vederlo nelle nostre chiese potrebbe non essere del tutto corretto.

La posizione del Cristo, con le gambe flesse - a detta degli studi che da dieci anni Matteo Bevilacqua, docente di fisiopatologia respiratoria dell’Università di Padova sta conducendo con il professor Giulio Fanti - sarebbe innaturale.

Fanti è associato nel dipartimento di Ingegneria Industriale dell’ateneo patavino e da quasi 30 anni attivissimo sindonologo, autore di libri sulla materia, recentemente arrivato alla ribalta della cronaca per le sue teorie alternative sulla datazione della Sindone, che lui riporta all’epoca di Cristo. Grazie a un progetto di ateneo dell’Università di Padova era stato possibile infatti sviluppare metodi alternativi di datazione della Sindone basati sull’analisi meccanica e opto-chimica. I risultati di queste analisi avevano, secondo il professore, prodotto datazioni tutte tra loro compatibili fornendo una data del 33 a.C. con un’incertezza di 250 anni.

Gli ulteriori studi padovani hanno richiesto molto tempo, l’uso di una copia della Sindone in scala 1 a 1 e di parti anatomiche da cadavere (mani e piedi) per simulare la crocifissione. «Le sperimentazioni su cadavere che abbiamo potuto svolgere nell’istituto di Anatomia normale a Padova con una riproduzione della Sindone 1 a 1, ci hanno portato a novità assolute - sottolinea il dottor Bevilacqua - Ad esempio l’uomo della Sindone ha subito un grave trauma cadendo con la croce sulle spalle, subendo una lussazione della spalla destra (aveva il braccio più lungo), una paralisi del braccio destro e un emotorace, cioè un versamento di liquidi nella cavità toracica che si può verificare dall’espansione che si nota sul telo».


venerdì 11 aprile 2014

Disco volante di 5Km proiettato dal planetario di Brasilia: BUFALA di Stephen Hannard.



Ennesima bufala online riguardo un presunto super disco volante di circa 5000Km.

Il burlone è spesso lui: Stephen Hannard, non un ricercatore come alcuni dicono e lui stesso si definisce bensì uno che non sa che fare di fronte al PC e si diverte male :)

Niente di preoccupante, basta vedere alcuni dei suoi filmati per capire che si occupa di FAKE, nonostante ogni tanto ci abbia anche azzeccato speculando a caso, senza scienza ne cultura.

In questo caso parliamo di questa foto...

In un sito antibufale ho trovato la risposta perfetta e ve la riporto. L'amore per la Verità prima di tutto!

giovedì 10 aprile 2014

Approfondimento: l'Arca di Noè

Scaviamo bene a fondo sull'argomento dell'Arca, così quando andrete a vedere il film ne saprete più di tutti a riguardo hehe... Esce stasera fra l'altro!

 

Nel settembre del 1960, sulla rivista Life Magazine, apparve un articolo in cui si faceva menzione di alcune foto scattate dal satellite e che mettevano in evidenza una formazione rocciosa a forma di barca. Le immagini riprendevano un tratto montuoso della catena dell’Ararat. Il titolo recitava: “E’ l’arca di Noè? Avvistata una struttura simile ad una barca vicino all’Ararat”.
    
Ron Wyatt, insieme ad alcuni amici, lesse l’articolo e rimase profondamente impressionato. Nel contenuto si leggeva che un capitano dell’esercito Turco, come di routine, esaminava le foto aeree del suo Paese. Rimase colpito dall’immagine indicata sopra. Su una montagna a circa 35 km a sud del monte Ararat appariva una struttura a forma di barca straordinariamente simile, anche per le dimensioni, alla leggendaria arca di Noè.
Il capitano fece circolare la voce, e ben presto una spedizione di scienziati americani ispezionò la zona. A circa 2000 metri di altezza, fra crepacci e detriti di frane, gli esploratori trovarono la formazione rocciosa le cui dimensioni corrispondevano perfettamente alle misure dell’arca biblica: 300 cubiti di lunghezza, 50 di larghezza e 30 di altezza. Gli scienziati della spedizione convennero che  la formazione rocciosa non era una formazione naturale, era troppo perfetta.
Ron decise di ispezionare il sito per conto suo. A quel tempo lavorava come tecnico all’Hercules Powder Plant di Kalamazoo, nel Michigan e contemporaneamente studiava presso la Western Michigan University nel corso propedeutico alla facoltà di medicina. Nel 1964 si trasferì nel Kentucky per diventare infermiere professionale.
Aveva studiato tutto sulle scoperte archeologiche riguardanti l’arca di Noè. Scoprì che le informazioni erano pressoché insufficienti. Tutto il materiale disponibile consisteva in leggende e racconti folcloristici, ma nessun reperto attendibile. Soprattutto, si convinse che se l’arca fosse approdata sul monte Ararat, tradizionalmente riconosciuto come sito dell’approdo, non sarebbe potuta restare intatta a causa dell’attività vulcanica del monte stesso. Basta pensare a quale devastazione ha prodotto l’esplosione del picco vulcanico Monte S. Elena.
Per cercare di capire cosa sarebbe potuto succedere ad una barca nel mezzo di un diluvio, Ron ricostruì un modello della zona, con montagne da sommergere, gradatamente, con un flusso d’acqua. Fece galleggiare un modello simile all’arca sullo specchio d’acqua e notò la reazione dello scafo mentre si avvicinava alle “montagne”. Scoprì che quando lo scafo si avvicinava a un picco emergente dall’acqua, questi non vi si avvicinava, né tanto meno si depositava su esso: vi girava semplicemente attorno. Dopo vari esperimenti notò che la “barca” tendeva ad incanalarsi in un gorgo creato dalla struttura di alcune “montagne” a forma di mezzaluna, o creanti una sorta di bacino. Dopo essere stata attirata dal flusso originato da quel tipo di conformazione delle montagne, la barca, dopo un’accelerazione iniziale dovuta all’attrazione del gorgo, si fermava all’interno della formazione a mezzaluna e si stabilizzava, galleggiando dolcemente.
Al termine dei suoi esperimenti, Ron si convinse cha la vera arca di Noè avrebbe dovuto comportarsi similmente e depositarsi in una conformazione geologica uguale a quella sperimentata col modellino.

mercoledì 9 aprile 2014

Il Mistero dell'Arca di Noè

In un momento come questo dove sta per uscire il film con Russel Crowe riguardante la storia di Noè, sembra anche logico che se ne parli di più del solito.

La scoperta dell'Arca di Noè. come avrete capito anche dal post di ieri, non è una novità. La NASA si dice possieda le foto satellitari dell'arca, esattamente dove dovrebbe essere con le misure perfette raccontate nel capitolo della GENESI biblico. Non vengono divulgate, pare, perché al momento ci sono troppi fermenti in Medio Oriente... Il Corano dice che l'arca sia approdata sempre dopo 40 giorni, non sull'Ararat ma sul monte di fronte (Fatalità territorio mussulmano). Dire che sia stata invece rinvenuta sull'Ararat dimostrerebbe che la Bibbia avrebbe ragione ed il Corano no. Troppo rischioso data la poca apertura mentale degli esseri umani che vivono ancora questo periodo storico. Poco propensi alla verità e più al voler prevalere.

L'ultima volta, anni fa, che fu rinvenuta la tomba di Giuseppe (padre di Gesù) i fondamentalisti ebrei la fecero saltare con della dinamite in un attentato terroristico, gli stessi che vorrebbero tirar giù la Mecca per ricostruire il Tempio "sacro" di Gerusalemme per finalmente far tornare il loro Messia.

Insomma... La situazione è delicata ma i ricercatori che hanno effettuato spedizioni sull'Arca di Noè sono almeno 4 o 5.

Ecco un altro articolo dove sembrava fosse stata scoperta:


Spesso mi sono stupito della nostra mancanza di conoscenza della storia. Le persone comuni hanno fame di queste informazioni, ma le organizzazioni responsabili di diffondere questi fatti sembrano avere all'ordine del giorno di tenerci all'oscuro. Questo è particolarmente vero quando si tratta della nostra antica storia umana.

martedì 8 aprile 2014

Scoperta per l'ennesima volta l'arca di Noè

ImmaginjgfxvdxdnoeeArca di Noè ritrovata e le prove circa il diluvio universale (con filmato in francese). La realtà dell’Arca di Noè in un recente film francese, accessibile su YouTube. Il religioso Richard Williamson  presenta testimonianze storiche e reali sull’Arca di Noè, ancora oggi esistente in cima al monte Ararat.  Se certuni dubitano che sia realmente accaduto il Diluvio universale al tempo di Noè, guardino su YouTube l’avvincente film di 53 minuti intitolato “L’Arche de Noé et le Déluge: Preuves Historiques et Scientifiques”. Ahimè. Sembra che su YouTube non ci sia in inglese un film equivalente sull’Arca di Noè, ma solo una buona dose di disinformazione. Essa si annida a circa 4.600 metri d’altezza, in una profonda gola al limite delle nevi perenni del monte Ararat, sul confine turco-armeno. Il luogo è di difficile acceso perché per la maggior parte dell’anno è coperto dai ghiacci e per tutto l’anno è minacciato dall’alto da possibili valanghe, mentre in basso sussiste il pericolo di briganti e di guerre civili locali.
Il film francese, dopo essersi riferito ai racconti sul Diluvio, identici in molte lingue antiche anche per lo stesso nome di Noè, prosegue con una lunga lista di noti visitatori dell’Arca nel corso dei secoli, 34 dei quali, secondo il film, descrivono ciò che hanno visto in modo notevolmente simile. L’elenco inizia con un sacerdote caldeo di circa mezzo millennio prima di Cristo e comprende un vescovo cristiano del 360 d. C. e il famoso esploratore italiano Marco Polo, del 1269. Nel 1840, un terribile terremoto spaccò la gola sul lato della montagna dov’è adesso l’Arca, e la ruppe in due pezzi, separati di circa 30 metri. Nel XIX e nel XX secolo, vi sono stati numerosi visitatori dell’Arca e durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti piloti americani, volando sulla montagna, hanno chiaramente riconosciuto un grande manufatto marinaro, di colore scuro e a forma di chiatta. Essi erano certi di trovarsi al cospetto dell’Arca di Noè.

lunedì 7 aprile 2014

Che cos'è il De Qi nella medicina cinese?


Deqi significa 'ottenere il qi' o 'l'arrivo del qi': è una particolare sensazione. Secondo la tradizione medica cinese vuol dire che i pazienti che la provano stanno anche rispondendo alla terapia.
Si tratta di agopuntura. De Qi (o Deqi) è una particolare sensazione che corre lungo i Meridiani dopo l'applicazione degli aghi. Secondo tradizione, questa sensazione può essere condivisa dall'agopuntore che può percepire anche una certa tensione sull'ago. Si considera un segno favorevole: la terapia sta facendo effetto e il trattamento è appropriato.
Ciò è descritto nei testi classici cinesi.
«Perché l'agopuntura abbia successo, deve arrivare il Qi. Gli effetti arrivano come le nubi sospinte dal vento» (Ling Shu).
«L'efficacia terapeutica arriva insieme al Qi, quando il Qi non arriva c'è inefficacia» (Biao You Fu).

Ora gli agopuntori dell'università di Pechino pensano di aver osservato il Deqi, con mezzi scientifici.
Gli autori hanno visto che la manipolazione intensa con gli aghi determina un cambiamento della temperatura corporea lungo i Meridiani. La temperatura è stata misurata attraverso un’apparecchiatura ad infrarossi.
In particolare, una stimolazione intensa dell’acupunto SP6 (nell'immagine) determina un simultaneo aumento di temperatura corporea del punto SP6 e SP10 lungo il Meridiano della milza.
SP6 ha la funzione di regolare il qi che procede sul meridiano del fegato, della milza, del rene migliorando così la circolazione del sangue a livello dell’utero.
SP6 e SP10 sono comunemente scelti in agopuntura per trattare pazienti con dismenorrea.

La sensazione De Qi è composita, variamente definita: in genere come un formicolio e come una sensazione di calore, distensione, intorpidimento o pesantezza.
Jia-Min Yang et al, Evid Based Complement Alternat Med. 2014; 2014: 595963
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3934096/
- See more at: http://www.laltramedicina.it/tradizioni-mediche/540-medicina-cinese-che-cos-de-qi.html#sthash.iSUKNDTH.dpuf

domenica 6 aprile 2014

Microchip su bambini per monitorare il loro sviluppo

Attraverso l'Oltre: Dal Secolo XIX troviamo questo stralcio di articolo inquietante che forse segna l'inizio di ciò di cui parliamo da ormai 3 anni almeno. Purtroppo ci sono blog e blogger che con ignoranza si avvicinano a questo argomento credendolo una bufala. In particolar modo hanno confuso quello che state per leggere con l'obbligo di dover mettere dei tatuaggi con microchip da Maggio 2014. L'obbligo non esiste, per adesso, ma leggete la verità qual'è:
Esistono i social network certo, roba consolidata, si sviluppa internet delle cose - espressione con cui si descrive il fatto che tutti gli oggetti dall’auto al frigorifero si stanno man mano collegando al web - e sta arrivando internet delle persone.
Entro al massimo dieci anni, afferma Leslie Saxon, capo della divisione di cardiologia della University of Southern California, i bambini potrebbero avere il loro primo tatuaggio dopo poche ore di vita, contenente un microchip in grado di monitorare tutti i parametri vitali, dall’elettrocardiogramma in tempo reale allostatus nutrizionale.
«I dati potranno essere trasmessi direttamente allosmartphone dei genitori e dei pediatri - ha spiegato l’esperta durante una conferenza organizzata dall’Institute of Electrical and Electronic Engineers, la più grande associazione sull’innovazione al mondo - per monitorare la salute dei bimbi in tempo reale».

sabato 5 aprile 2014

Il Padre della Teoria delle Stringhe dice di poter provare adesso l'esistenza di Dio

Uno degli scienziati più rispettati dichiara di aver trovato la prova dell’azione di una forza che “governa tutto”. Il noto Fisico teorico Michio Kaku ha affermato di aver creato una teoria che potrebbe comprovare l’esistenza di Dio.
L’informazione ha creato molto scalpore nella comunità scientifica perché Kaku è considerato uno degli scienziati più importanti dei nostri tempi, uno dei creatori e degli sviluppatori della rivoluzionaria teoria delle stringhe ed è quindi molto rispettato in tutto il mondo.
Per raggiungere le sue conclusioni , il fisico ha utilizzato un “semi–radio primitivo di tachioni” (particelle teoriche che sono in grado di “decollare” la materia dell’universo o il contatto di vuoto con lei, lasciando tutto libero dalle influenze dell’universo intorno a loro), nuova tecnologia creata nel 2005 .
Anche se la tecnologia per raggiungere le vere particelle di tachioni è ben lontano dall’essere una realtà , il semi-radio ha alcune proprietà di queste particelle teoriche, che sono in grado di creare l’effetto del reale tachyon in una scala subatomica .
Secondo Michio , viviamo in un “Matrix”: “Sono arrivato alla conclusione che ci troviamo in un mondo fatto di regole create da un’intelligenza, non molto diverso del suo videogioco preferito, ovviamente, più complesso e impensabile .
Analizzando il comportamento della materia a scala subatomica, colpiti dalle primitive tachioni semi-radio , un piccolo punto nello spazio per la prima volta nella storia, totalmente libero da ogni influenza dell’universo, la materia, la forza o la legge, è percepito il caos assoluto in forma inedita .
“Credetemi, tutto quello che fino a oggi abbiamo chiamato caso, non avrà alcun significato, per me è chiaro che siamo in un piano governato da regole create e non determinate dalle possibilità universali, Dio è un gran matematico” ha detto lo scienziato.

venerdì 4 aprile 2014

Un nuovo pianeta allarga i confini del sistema solare e spunta un asteroide con gli anelli

Entrambe le scoperte sono pubblicate sul “Nature”


Una rappresentazione artistica degli anelli intorno a Chariklo


Sorprese dal Sistema Solare: i suoi confini si ampliano grazie alla scoperta di un nuovo pianeta nano e tra i corpi celesti che lo popolano ci sono anche oggetti inediti, come il primo asteroide con un sistema di anelli simile a quello dei giganti del Sistema Solare, come Saturno, Giove Urano e Nettuno. Entrambe le scoperte sono pubblicate sulla rivista Nature. 


Il pianeta nano che estende i confini del Sistema Solare al momento ha soltanto una sigla, 2012 VP113, ed è lontanissimo, circa 80 volte la distanza che separa Terra e Sole. A scoprirlo sono stati due celebri cacciatori di pianeti come gli americani Chadwick Trujillo, dell’Osservatorio Gemini della Hawaii, e Scott Sheppard, della Canrgie Institution. Hanno definito il piccolo pianeta «un altro Sedna», riferendosi all’altro pianeta nano scoperto dieci anni fa ma distante «solo» 76 volte la distanza fra Terra e Sole.  

giovedì 3 aprile 2014

UFFICIALE RUSSO: ASTRONAVI EXTRATERRESTRI SOTTO LE CALOTTE POLARI

Il capitano di primo rango Vladimir Prikhodko, direttore di una organizzazione di ricerca pubblica per gli studi sottomarini, ha osservato che la Russia, gli Stati Uniti e la Cina stanno spendendo miliardi nello spazio, quando potrebbe essere necessario spendere soldi qui … giù nelle profondità del mare, sotto le calotte polari, di colore blu, dove, dice, si nascondono gigantesche macchine aliene.

UFO ai poli

Per decenni, l’esercito russo ha rintracciato UFO e alieni che vanno e vengono dalla parte superiore e inferiore del mondo. Le basi che vantano competenze, tecnologie e macchinari utilizzati per i conteggi del mondo sono a volte a dir poco magiche.

mercoledì 2 aprile 2014

OGGETTI FUORI DAL TEMPO: "ENIGMALITH" UNA PRESA ELETTRICA IN UNA ROCCIA DI ETA' GEOLOGICA DATATA 100.000 ANNI!

Nel 1998, un ingegnere elettronico di nome John J. Williams fece una scoperta singolare: vide affiorare dal terreno un piccolo oggetto che sembrava essere una presa elettrica a tre poli. Dopo aver iniziato a scavare, si rese conto che questa era fusa in una piccola roccia.

Williams affermò di aver trovato la strana pietra, durante un viaggio in una zona rurale del Nord America, in un luogo lontano da insediamenti umani, complessi industriali, aeroporti, fabbriche, centrali elettriche ecc. ma rifiutò di fornire la posizione esatta del ritrovamento, per paura che orde di curiosi potessero iniziare a visitare il sito e a saccheggiarlo da altre possibili reliquie misteriose, che potevano verosimilmente trovarsi ancora nel luogo. Questo atteggiamento di Williams tuttavia minò parzialmente la credibilità della sua scoperta.

Conosciuto come “Enigmalith” (una combinazione della parola ‘enigma’ con ‘lith’, che in greco significa ‘pietra’), il dispositivo ha l’aspetto innegabile di un moderno componente elettrico, incorporato in un solido granito composto da quarzo e feldspato. Il suo prezzo stimato è di 500.000 dollari, ma molti esponenti della comunità scientifica hanno classificato l’Enigmalith come una bufala prodotta dall’ingegnere, al solo scopo di lucrarci.

martedì 1 aprile 2014

ROMANIA, L'ENIGMA DI UNA INCREDIBILE STRUTTURA DENTRO I MONTI BUCEGI: SI TRATTA DI ANTICA BASE ALIENA?

La curva dei monti Carpazi che prende il nome di Bucegi si porta sulle spalle da secoli le etichette esoteriche più disparate. Luogo di singolari attrazioni turistiche d’origine geologica come la sfinge e la babele, racchiude una moltitudine di fenomeni mistici riferiti quotidianamente dalle testimonianze degli abitanti del luogo.

Si tratta di avvistamenti di esseri eterei o mitologici, spesso confusi per elementi religiosi (molte croci cristiane si trovano nei luoghi delle “apparizioni”) e sopratutto misteriose scomparse tra le nebbie di quei monti.
I racconti narrano di persone ritrovate solo dopo giorni in qualche nascosta caverna o addirittura si racconta che ci si possa perdere in qualche grotta di quelle valli per ritrovarsi nel mezzo del deserto del Kansas...
Verità o finzione che sia gli occhi del mondo hanno iniziato a posarsi tra queste montagne con l’inizio di singolari terremoti che hanno portato ad una sensazionale scoperta.
Si dice che queste informazioni abbiano iniziato a filtrare lentamente proprio per espressa volontà del governo Romeno che vorrebbe informare il mondo di questa realtà ormai impossibile da mascherare. Va in ogni caso ringraziato il coraggio e la tenacia dimostrati dall’ex agente psicotronico del regime di Ceauşescu, Vasile Rudan, divenuto solo da poco noto al grande pubblico per le numerose interviste e soprattutto per la partecipazione alla trasmissione “Access Direct” dell’11 e 12 Maggio dell’emittente nazionale Antena 1, un uomo che porta avanti da anni una dura battaglia per diffondere questi segreti.

UN CIMITERO DI GIGANTI SOTTO UN MELETO

Tra le montagne dei Carpazi può capitare spesso che mentre si scava un pozzo o si stanno fissando le fondamenta di una casa ci si possa trovare ad aver a che fare con ossa dall’aspetto umanoide di dimensioni abnormi. Ossa che gli scienziati giunti sul posto definiranno sicuramente “non autentiche” e che quindi finiranno in qualche magazzino di reperti “non autentici”.
Il caso più macroscopico è accaduto qualche anno fa nel piccolo paese di Scăieni dove un agricoltore intenzionato a fare una piantagione di mele nei suoi campi si è trovato ad aver a che fare con un vero e proprio cimitero di giganti.
Come affondava la pala di qualche metro si trovava intralciato da resti di scheletri umanoidi che superavano i due metri e mezzo di altezza e che proprio non volevano saperne di lasciargli piantare le sue mele in pace.
Dopo aver dissotterrato un po’ di questi reperti chiaramente “non autentici” il meleto è stato infine piantato proprio sopra questa necropoli dei giganti.

UNA BASE ALIENA SOTTO LE MONTAGNE

Fenomeni sospetti tra i monti Bucegi presero a manifestarsi quasi un ventennio fa, un crescendo di eventi destinato ad attirare l’attenzione sia dei media che delle autorità.
Tra queste vette nel 1993 la terra iniziò a tremare ripetutamente terrorizzando le popolazioni del luogo. Presto ci si rese conto dell’inspiegabile singolarità di quei movimenti sismici che oltre a interessare soltanto una superficie troppo delimitata, si manifestavano solamente in una precisa fascia temporale intercorrente tra le 20 della sera e le 3 del mattino. Inoltre gli abitanti del luogo sostenevano che quando iniziavano queste scosse sismiche si poteva avvertire, l’eco di un rumore sordo risalire dal sottosuolo come se il pavimento stesse per crollare sotto i loro piedi. Ciò che rese il caso tristemente noto in tutta la Romania fu la ripetitività apparentemente inarrestabile del fenomeno: più di 100 scosse sismiche interessarono quella singola area prima di svanire per un decennio.

I geologi sotto l’impulso delle autorità romene e soprattutto del Pentagono presero ad analizzare la specificità di quel territorio e attraverso delle misurazioni con dei progrediti satellite di tecnologia bionica si cercò di identificare la struttura tellurica del luogo.
Si trovarono dinanzi a dati inspiegabili: Sembrava che sotto quelle montagne la terra fosse cava, ma il nucleo più profondo di quel vuoto terrestre pareva insondabile a ogni verifica. Una sorta di barriera respingeva ogni tentativo di accesso.
Nel 2002 il fenomeno riprese. I Bucegi tremarono nuovamente seguendo le medesime modalità e fasce orarie. Le autorità Romene e Americane ritennero che fosse giunto il momento di agire.
Nel 2003 si diede inizio alle trivellazioni della montagna dalla struttura sotterranea tanto insolita e dopo numerosi tentativi fallimentari un equipe di nazionalità mista raggiunse una singolare galleria sotterranea.
Parve subito evidente a tutti che ci si trovava dinanzi a una galleria artificiale: le pareti erano perfettamente lisce senza traccia di irregolarità naturale, l’aspetto faceva venire in mente un tunnel della metropolitana. La squadra proseguì per il ramo del tunnel che scendeva.
Prestò gli esploratori raggiunsero un’imponente porta che all’aspettò appariva di tipo scorrevole.
La squadra dovette però arrestarsi qualche metro prima del battente perchè si vedeva distintamente una parete luminosa in cui scorreva una qualche forma di energia sbarrare ogni accesso.
Si misurò che ci si trovava dinanzi a una scudo energetico di elevata tensione. Alcuni fonti sostengono che coloro che hanno tentato, con adeguate protezioni, di oltrepassare la parete siano morti di collasso cardiaco, mentre i tentativi di far passare oltre la barriera dei materiali non organici produsse la semplice polverizzazione istantanea di questi. Simili tentativi inconcludenti erano stati fatti in una missione esplorativa in Iraq dove il terreno presentava le medesime “anomalie geologiche” e anche in quel caso l’equipe americana si trovo sconfitta della barriera energetica.
In Romania l’epilogo fu differente poiché alcuni componenti dell’equipe dotati di una “determinata tensione energetica” che funzionava in “simpatia” con quella che vibrava nella parete luminosa riuscirono ad oltrepassare il varco dischiudendo così la successiva porta metallica.
Oltre a questo doppio sbarramento il tunnel si modificava sviluppando una struttura più complessa, fino a portare i visitatori all’ennesima barriera energetica di un colore verde pallido che funzionava con modalità simili alla prima.
Oltrepassata anche questa le fonti ci riferiscono che ci si trova dinanzi a una grande sala artificiale dalle misure inaspettate: di una lunghezza che pare aggirarsi intorno ai 100 metri, mentre un’altezza di 30.

Sulla stanza dominano alcuni tavoli dalla forma insolita e dall’altezza di due metri. Se mai un umano avesse potuto sedersi in una sedia adeguata avrebbe visto sopra delle iscrizioni che apparivano dei geroglifici in una lingua sconosciuta dalla forma cuneiforme. Gli unici simboli che gli esploratori riconobbero furono alcuni cerchi e quadrati. Poggiando le mani su questa simbologia aliena le pareti della stanza trasmettevano una serie inaspettata di immagini olografiche. Sembravano ai presenti immagini della terra e di altri luoghi non conosciuti. Attraverso tentativi ed errori i tavoli proiettarono una serie infinita di immagini ed iniziarono ad analizzare gli stessi presenti che poterono “vedere” le lastre accurate del loro corpo e la forma del loro DNA. Le testimonianze riferiscono che i computer alieni iniziarono a incrociare il DNA dei presenti con la specie aliena più adatta finché sullo schermo apparve l’Ibrido che sarebbe nato da questa unione.
Il luogo che assomigliava ad una stanza di analisi e raccolta dati fu battezzata dai visitatori “Sala delle Proiezioni”.
Coloro che proseguirono nell’esplorazione del luogo si trovarono alle prese con una galleria che apparentemente proseguiva ininterrottamente fino ad una stretta curva a 26°. Oltre la curva un’altra infinita galleria portava all’ennesima barriera. Oltrepassata anche questa l’equipe poté mirare quella che è poi stata battezzata la “Sala Grande”.

La sala era di dimensioni colossali, tanto da far perdere i riferimenti spaziali ai presenti ed era ben illuminata anche se i presenti non riuscivano definire la fonte di quella luce.
In questo spazio si sono trovate quelle che sono apparse come apparecchiature tecnologiche dalla forma sconosciuta di cui non si è riusciti a capire la funzione. Ciascuna di esse era collegata alle altre con dei fili bianchi traslucidi su cui passavano ad intermittenza degli impulsi elettrici.

BASI UFO SOTTERRANEE

Sono numerose e sparse per tutto il mondo le testimonianze da parte di militari e civili che parlano di avvistamenti di flottiglie o astronavi (UFO e USO) che emergono dal mare o dal sottosuolo e che farebbero pensare a vere e proprie basi aliene ubicate sottoterra. Dall’Himalaya al Pacifico, le EBE avrebbero scelto montagne impervie (come la zona di Kongka La nella regione del Ladakn al confine tra India e Cina) o isole distanti dal mondo occidentale ma vicine a territori di origine vulcanica, per l’insediamento delle proprie basi. Nel caso delle isole del Pacifico, secondo alcuni studiosi, il terreno vulcanico sarebbe un elemento di preferenza per gli alieni nella scelta del luogo dove insediarsi, probabilmente perché l’attività geotermica del sottosuolo può essere convertita in energia necessaria per le apparecchiature tecnologiche di cui dispongono gli extraterrestri nel sottosuolo.
Le isole Hawai, sarebbero dagli anni ’40 teatro di un impressionante numero di avvistamenti, come ricostruito da Corrado Malanga. Il ricercatore pisano ha ipotizzato l’esistenza di una base UFO anche nella Polinesia Francese, grazie a ricostruzioni raccolte in ipnosi regressiva condotta su addotti che indicavano l’atollo di Mururoa come sede di una base UFO in cui verrebbero effettuati esperimenti sui rapiti da parte di alieni “Serpenti”, probabilmente Rettiloidi. Proprio l’inavvicinabile Mururoa, inaccessibile non per le radiazioni che nonostante i test nucleari dei francesi sarebbero bassissime (!), ma teatro di avvistamenti UFO fin troppo numerosi… tanto che scienziati e militari (v. Guy Andronik, prospettore geofisico francese), avrebbero testimoniato la presenza di UFO di stanza sull’atollo in veste di “osservatori” degli esperimenti atomici.
Di basi impenetrabili si parla anche alle Fiji, terra di leggende legate agli Dèi “venuti dalle stelle” (tra tutti il Dio Serpente che ricorda in modo inquietante l’alieno di tipo Rettiloide dei giorni nostri) dove recentemente sarebbero emersi dal sottosuolo scheletri di Giganti sui due metri circa di altezza (assolutamente fuori misura per la tipologia degli abitanti del luogo), risalenti a tremila anni fa e ora conservati nel Museo diretto da Matararaba.
Così nelle Isole Salomone, come testimoniato da un militare della RAAF in pensione, Marius Boirayon, stabilitosi nel Pacifico, le tribù locali si tramandano da generazioni leggende di una stirpe di Giganti che vive in una città sotterranea. Ecco tornare il mito della Terra Cava e dei Giganti in sperdute isole dei Tropici nell’oceano Pacifico meridionale. Isole lontane, spesso di origine vulcanica, con basi militari controllate da americani o francesi. Gli indigeni raccontano anche di abduction violente da parte di esseri chiamati “Dragon Snake”, Serpente Dragone (un Sauro o un Rettiloide?). Dagli schizzi degli abitanti del luogo e da informazioni raccolte dallo stesso Boirayon nel museo locale di Guadalcanal è emerso che gli esseri che turbano le notti dei nativi delle Isole non sarebbero altri che Grigi, forse al comando della schiatta di Giganti che popola il sottosuolo dei Tropici.


IL MITO DI AKAKOR

Segreti che emergono dai 4 continenti. Verità scomode messe a tacere a forza. Ritrovamenti di scheletri di giganti a pochi metri l’uno dall’altro dalla Bolivia all’Iraq, dalla Sardegna alla Romania, dal Perù alla Cina lasciano poco spazio alla possibilità di anomalie genetiche, per esempio disfunzione alla ghiandola pituitaria, ma suggeriscono l’ipotesi di una razza con le stesse anomalie. I giganti hanno lasciato molte tracce sul nostro pianeta, basta saper e voler cercare. Dai miti ai ritrovamenti più o meno casuali in ogni parte del mondo - basta scavare per vedere affiorare ossa decisamente fuori misura per l’uomo inteso in senso accademico - emerge una realtà nascosta sotto il racconto del mito, ma anche nascosta letteralmente, sotto terra. Così descritti nel mito: esseri primordiali, divinità legate alla terra, dispensatori di sapere o al contrario creature demoniache e distruttrici. Esseri divini o semidei, spesso provenienti dalle stelle, da costellazioni lontane, ma compatibili con l’uomo, che si accoppiano con le figlie degli uomini (come descritto in Gen. 6, 1-4) generando razze intermedie, portatori di sapere oppure distruttori, etc. Il pensiero corre ai Titani, ai Ciclopi, ai Nephilim, agli abitanti della mitica Akakor, rete vastissima di 13 città sotterranee situata tra Brasile e Perù, che avrebbe avuto il suo apogeo ben 12 mila anni fa. Narrano le leggende degli indios che navi dorate scesero dal cielo, provenienti dalla costellazione di Schwerta, guidate da imponenti stranieri dalla pelle bianca, la lunga barba e sei dita dei piedi e delle mani. I Signori del Cielo costruirono la fortezza di Akakor, dove una luce innaturale (come nelle gallerie scavate nei meandri dei Monti Bucegi in Romania!) risplende all’interno delle città sotterranee, dove man mano che ci si inoltra scema la forza di gravità facendo fluttuare i corpi negli immensi corridoi scavati nel sottosuolo, mentre un ingegnoso complesso di canalizzazioni porta acqua e aria in profondità. Una civiltà altamente evoluta che avrebbe preceduto Maya e Atzechi e che sarebbe stata spazzata via da un diluvio…

CRANI DOLICOCEFALI

Molti dei giganti descritti nelle leggende hanno una caratteristica comune, il cranio allungato e retroverso, oppure bilobato. La dolicocefalia è una caratteristica che distingue anche alcune schiatte sacerdotali (Antico Egitto, Malta e Gozo, Sud America etc). Se si non ritiene possibile inserire una o più razze di giganti all’interno dell’evoluzione dell’uomo, forse non è irrazionale ipotizzare l’Interferenza aliena, ipotesi avvalorata dal racconto degli addotti secondo cui i tipi di alieni si dividono in molto alti o molto bassi. Le testimonianze degli addotti e i racconti di unioni tra giganti e umani se interpretate come veritiere ci permetterebbero di avanzare l’ipotesi che qualche alieno umanoide abbia lasciato le sue vestigia sul nostro piano esistenziale e/o dato vita a ibridi di altezza superiore alla media grazie all’unione con umani.

NORDICI E ALTI BIANCHI

Tra gi alieni molto alti di tipo umanoide ricordiamo gli Orange, gli Agarthiani, il tipo Nordico e poi gli Alti Bianchi passati alla storia dell’ufologia grazie alla testimonianza lasciataci da Charles Hall nella trilogia “Millenial Hospitality”. Hall, che prestò servizio ad Indian Springs in Nevada presso la Base Aerea Nellis come osservatore meteorologico a partire dal 1965 raccontò dell’esistenza di una base aliena scavata nel fianco della montagna dei Poligoni di Indian Springs, e abitata da alieni alti circa due metri, dalla pelle bianca, quasi perlacea, i capelli albini, gli occhi che cambiano colore con la luce passando dal blu al rosa. All’interno della base vi sarebbero stati anche i loro velivoli e un’astronave madre. Oltre agli Alti Bianchi, Hall sarebbe venuto in contatto con un’altra razza di alieni di tipo Nordico ma con soli 24 denti e le dita dei piedi leggermente palmate.


Articolo di Enrica Perucchietti e Paolo Battistel

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