domenica 18 settembre 2016

La natura di Dio


Risultati immagini per infinito jpg

Sto per scrivere quello che probabilmente sarà il post più importante della mia vita. Mi sono svegliato e sono entrato in doccia... Come spesso mi accade inizio a sentire armonie e melodie musicali, sono un compositore/musicista e non posso spiegarvi come succede perché è tutto molto spontaneo, so solo che qualcosa scorre così bene dentro che autonomamente inizia a comporre quelli che inizialmente sembrano suoni confusi. Tutto diventa armonico entro poco. Spesso è anche il processo con cui alla fine comporrò un brano. Accade in un istante, come un sogno. Poi sviluppo.

Oggi credo di aver appena avuto una folgorazione. Dopo anni e anni di ricerca, basata sull'unire i puntini riguardo storia, religioni, archeologia, astronomia, quantistica, biologia, filosofia e psicologia, credo di essere giunto alla comprensione della natura di Dio. Non vi preoccupate non mi sono montato la testa hehe... E' stato letteralmente un attimo, un input cerebrale veloce come un sogno appunto, qualche frazione di secondo... Ma sono per la prima volta riuscito a catturarlo. Ho catturato quell'attimo e TUTTO era perfettamente chiaro e logico. Provo quindi a scriverlo sperando di riuscire a condividerlo con voi:

Sapete che in tutte le culture si parla spesso de "l'Istante Presente". Si può dire Carpe diem quem fugit, cogli l'attimo che fugge, oppure un altro concetto similare sempre in latino: Dum loquirum fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero, ovvero: Mentre si parla, il tempo è già in fuga, come se ci odiasse! Così cogli la giornata, non credere al domani. I Buddhisti, Taoisti, Scintoisti, e chi più ne ha ne metta, predicano da sempre l'istante presente. Il cristianesimo lo fa tramite sia Cristo che il Vecchio Testamento Biblico. Quello che conta per i cristiani accade adesso, perciò occorre vegliare perché nessuno sa quando arriva l'ora per lui.

giovedì 25 agosto 2016

Proxima b, Nature: “Scoperta un’altra Terra potenzialmente abitabile a 4,2 anni luce da noi. Possibile che ci sia acqua”

Proxima b, Nature: “Scoperta un’altra Terra potenzialmente abitabile a 4,2 anni luce da noi. Possibile che ci sia acqua”

"Se ulteriori ricerche concluderanno che le condizioni della sua atmosfera sono adatte a sostenere la vita, questa è verosimilmente una delle più importanti scoperte scientifiche che abbiamo mai fatto", ha commentato uno degli autori della ricerca, John Barnes della Open University


Un pianeta potenzialmente abitabile che sembra simile alla Terra è stato scoperto da una squadra internazionale di ricercatori: si tratta di Proxima b, che orbita intorno alla stella più vicina al sistema solare, cioè Proxima Centauri. È quanto emerge da uno studio pubblicato dalla rivista Nature. Stando allo studio il pianeta, individuato usando mezzi gestiti dall’Osservatorio europeo australe (Eso) e altri telescopi, è grande 1,3 volte la terra e ha unatemperatura compatibile con l’esistenza dell’acqua sulla sua superficie.

sabato 23 luglio 2016

Il Microchip su RAI 1


Incredibile!! il TG1 (RAI) parla apertamente del Microchip RFID

Vi riporto a questo articolo di SEGNALI DAL CIELO riguardo il Microchip sottocutaneo (RFID).

Ne abbiamo parlato spesso ma la novità direi è che questa volta compare sul TG di RAI 1.

VIDEO e ARTICOLO su RFID

mercoledì 22 giugno 2016

LA VENERAZIONE DEGLI ANTENATI PER LA CINTURA DI ORIONE



La storia umana del nostro pianeta sembra essere interessata da una costante: la particolare attenzione dei nostri antenati per la costellazione di Orione. Tumuli, templi megalitici e piramidi, sembrano riproporre nella loro pianta la posizione delle principali stelle che formano la costellazione di Orione. Ma perchè?

Conosciuta anche come il Cacciatore, la costellazione di Orione si trova lungo l’equatore celeste ed è quindi visibile a tutte le latitudini della Terra.
Si tratta di una delle costellazioni più maestose e riconoscibili del cielo notturno, anche se non ha mai trovato posto nello zodiaco moderno.

La costellazione conta di circa 130 stelle visibili ed è identificabile dall’allineamento di tre stelle che formano la cintura di Orione, mentre la sagoma dell’eroe è delineata da nove stelle.

lunedì 22 febbraio 2016

Il dio segreto nascosto nell'ONU



Uno dei più bei video di Adam Kadmon. Dovete sapere che ormai lui ha accettato di venire etichettato come "fenomeno da baraccone". Ho avuto modo di parlare via mail con lui, tramite il suo staff, scoprendo che utilizza mezzi di qualsiasi genere, compreso l'indubbio canale schiavo della manipolazione mediatica Italia 1.

Alla domanda: "Non hai paura di essere screditato per questo?" che gli ho posto ha giustamente risposto: "Se serve anche ad una sola persona in più, va bene così".

Posso inoltre dirvi che il video che state per vedere è assolutamente veritiero. Ho già postato anni fa una ricerca sulla sala dell'ONU. Sono contento che qui possiate vederla nei minimi dettagli.

Aggiungerei anche dei particolari che ad Adam sfuggono a riguardo: Il numero 72 (poi ne sentirete parlare) viene spesso associato anche al numero degli angeli custodi. Viene insegnata, su libri di dubbie fonti, la loro evocazione quando in realtà è risaputo in ambiente occultistico e satanista che 72 è il numero di Satana e dei suoi Capi Demoni. Che sia simbolico o meno guardate il video e traete le vostre conclusioni su chi sta guidando l'Occidente e probabilmente il Mondo.

Buona visione e buon approfondimento.


sabato 20 febbraio 2016

L'ILLUSIONE DEL LIBERO MERCATO: industria alimentare, ecco chi sono i "padroni" del cibo. Oxam infographic

Sono dieci i signori che controllano da soli più del 70 per cento dei piatti del pianeta. Queste multinazionali gestiscono 500 marchi che entrano nelle nostre case quotidianamente. Così pasta, biscotti e caffè diventano globali, anche in Italia. E le grandi questioni, come l’uso di oli e grassi nei prodotti, vengono decise a tavolino

STANNO seduti intorno alla tavola del mondo e controllano da soli più del 70 per cento dei piatti del pianeta. Sono i 10 signori dell’industria alimentare: 450 miliardi di dollari di fatturato annuo e 7.000 miliardi di capitalizzazione, l’equivalente della somma del pil dei paesi più poveri della Terra. Non sempre sono nomi noti in Italia. Da un secolo la Coca Cola è il sinonimo della multinazionale ma solo gli addetti ai lavori conoscono la Mondelez. Un po’ più numerosi sono gli italiani che ricordano la Kraft, vecchio nome proprio della Mondelez. Quasi tutti invece hanno incontrato al supermercato marchi come Toblerone, Milka e Philadelphia. "I 500 marchi riconducibili ai dieci signori della tavola — spiega Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia — sono spesso vissuti dai consumatori come aziende a sé stanti. In realtà fanno parte di multinazionali in grado di condizionare non solo le politiche alimentari dell’Occidente ma anche le politiche sociali dei paesi più poveri".

IL GRAFICO OXFAM: LA MAPPA DELLE MULTINAZIONALI DEL SETTORE ALIMENTARE


A rendere chiaro il quadro c’è il paradosso del ricco Epulone, il protagonista della parabola evangelica. Mentre sono 900 milioni le persone che soffrono la fame (dati Onu settembre 2014) e che vivono sotto la tavola del banchetto sperando nelle briciole, sono 1,4 miliardi gli uomini e le donne che nel mondo hanno il problema del sovrappeso. "Sono due prodotti dello stesso sistema — osserva Barbieri — perché l’80 per cento di coloro che non riescono a sfamarsi vivono nelle campagne e lavorano per produrre cibo". Oxfam è un’organizzazione che si propone di aiutare le popolazioni povere del mondo cercando di redere virtuosi, con campagne e raccolte di firme, i comportamenti delle multinazionali del cibo. Il sistema è quello di fare pressione sull’immagine dei gruppi alimentari in Occidente per spingerli a migliorare le politiche sociali nei paesi produttori. È accaduto con Nestlé, Mondelez e Mars per quel che riguarda i diritti delle donne che lavorano nelle piantagioni di cacao. Si chiede che accada con Coca Cola e Pepsi per evitare il fenomeno del land grabbing, l’esproprio forzoso delle terre dove si coltiva la canna da zucchero. "Già oggi — spiega Oxfam — sono coltivati a zucchero 31 milioni di ettari di terra, l’equivalente della superficie dell’Italia".

La tendenza alla concentrazione dei marchi è in atto da tempo e riguarda praticamente tutti i settori alimentari. Ci sono eccezioni quasi inevitabili come il latte e il vino. Stiamo naturalmente parlando di grandi multinazionali. Ma se nel settore vinicolo il blocco alla creazione di grandi gruppi è dovuto a un legame strettissimo con il territorio (ogni collina è una diversa cantina sociale), nella birra non è più così da tempo: i tre principali marchi mondiali, i belgi in In Bev (Artois, Beck’s e la brasiliana Anctartica), i sudafricani di SAB Miller e gli olandesi di Heineken controllano da soli il 60 per cento del fatturato mondiale e raccolgono l’80 per cento degli utili. Analoga concentrazione sta per avvenire nel settore del caffè. "L’esempio della birra — spiega Antonio Baravalle, ad di Lavazza — dimostra che nei settori dell’alimentare la concentrazione delle proprietà fa aumentare i profitti". Dunque c’è da immaginare che nei prossimi anni i dieci signori che governano le tavole del mondo si ridurranno ancora? "Penso che ci sia un limite. Fondersi ancora di più non sarà facile. Mi sembra più probabile che ciascuno di quei dieci gruppi assorba nel tempo altri gruppi minori".

Anche se, a ben guardare la composizione della tavolata, non tutti i signori del cibo hanno la stessa consistenza. Provando a metterli in fila per fatturato, la Nestlé è di gran lunga più grande (90,3 miliardi) della seconda classificata, la Pepsicola (66,5 miliardi). Nonostante il suo valore iconico, come si dice oggi, la Coca Cola è ben distaccata dalla storica rivale ed è ferma a 44 miliardi di fatturato, scavalcata da Unilever (60) e Mondelez (55). A fondo classifica la Kellogg’s con 13 miliardi di dollari di ricavi annui. Con queste marcate differenze tra i dieci primi in classifica c’è, in teoria, ancora spazio, per i matrimoni. "Ma può anche accadere — spiega Baravalle — che uno dei grandi gruppi decida di liberarsi di un marchio perché non lo considera abbastanza globale". È quel che è successo, ad esempio, con la scelta di Mondelez di cedere i suoi marchi del caffè. Ed è quel che è accaduto negli anni scorsi a Findus, un tempo di Nestlé e Unilever e oggi in maggioranza detenuta da un fondo di investimento. Findus continua ad essere un ottimo marchio ma il suo difetto, secondo le valutazioni delle multinazionali, è quello di essere forte solo su alcuni mercati. Un’altra tendenza è quella di rilevare un marchio alimentare locale perché faccia da veicolo alla penetrazione di un grande gruppo in un mercato. Se Unilever, per esempio, deciderà un giorno di acquistare un marchio locale in un paese asiatico, lo farà soprattutto per mettere piede in quel mercato e poterlo affiancare dopo poco tempo con uno dei suoi brand globali.

Dopo altri decenni di fusioni e concentrazioni, ci troveremo un giorno a consegnare ad un unico grande fratello le chiavi della dispensa del mondo? Quello di un pianeta in cui una sola grande multinazionale controllerà tutti i marchi alimentari è certamente uno scenario da incubo. Ma come tutti i processi di concentrazione, anche quello del cibo crea inevitabilmente i suoi anticorpi. Succede in politica, dove contemporaneamente alle unioni tra stati nascono i movimenti separatisti e territoriali; accade, in modo assai più virtuoso, nell’alimentare con il sorgere dei prodotti chilometro zero, i presidi territoriali, i sistemi di produzione artigianale. Chi decide di resistere alla tentazione di vendere l’azienda alle multinazionali è inevitabilmente portato a valorizzare il suo brand mettendo in evidenza il legame con il territorio.

L’Italia è certamente uno dei Paesi del mondo dove il rischio della concentrazione dei produttori di alimenti è meno forte. Un po’ per il particolarismo che caratterizza la nostra economia asfittica. Un paese dominato dal modello per molti aspetti negativo della piccola e media impresa, che nel settore del cibo potrebbe trasformare il difetto in virtù. Lo dimostra uno studio condotto dall’agenzia Next con un questionario rivolto alle aziende alimentari italiane. L’elenco di quelle principali dice che siamo ben al di sotto del livello dei colossi mondiali. L’unica che si avvicina per fatturato è la Ferrero, con 8,1 miliardi di euro di ricavi annui, circa 10 miliardi di dollari, poco meno dei 13 miliardi della Kellogg’s. Le altre sono molto più indietro. La Barilla fattura 3,5 miliardi di euro ed è limitata dal fatto di avere come business un prodotto molto connotato localmente come la pasta. Si contano sulle dita di una mano le altre italiane sopra il miliardo di fatturato: il gruppo Cremonini (3,5) Parmalat (1,4), Amadori (1,3) Lavazza (1), Conserve Italia (1). Immediatamente sotto il livello del miliardo ci sono Acqua San Benedetto, Galbani e Granarolo.

È evidente che gli 11 signori del cibo italiano sono molto meno potenti dei commensali della tavolata mondiale. Ci si chiede se i re dell’alimentare, in Italia e nel mondo, hanno politiche comuni, accordi segreti, si mettono d’accordo per decidere che cosa mangeremo nei prossimi trent’anni. L’idea di una Trilateral del cibo, di un supergoverno occulto delle nostre cucine, è forse fantasiosa: «Credo anch’io che messa così possa essere un esercizio di fantasia premette Baravalle — ma sarei un ingenuo ad escludere che sulle grandi questioni di politica alimentare i grandi gruppi non esercitino, com’è legittimo, le loro pressioni sui politici ». Certo, la discussione delle normative comunitarie sulla etichettatura risente ed ha inevitabilmente risentito dei desiderata dei signori del cibo. Ogni particolare in più o in meno da aggiungere sul foglio informativo per i consumatori si porta dietro miliardi di investimenti. Il caso più clamoroso è scoppiato di recente e riguarda gli oli utilizzati: finora è sufficiente scrivere che si tratta genericamente di “oli vegetali”. Ma se domani i produttori fossero costretti a specificare quali sono quegli oli, quanti avrebbero il coraggio di scrivere che utilizzano l’olio di palma, decisamente più scadente di quello di oliva? Ogni tanto sedersi intorno a un tavolo e decidere strategie comuni può essere utile. Anche per i signori del cibo.

di PAOLO GRISERI

fonte: repubblica.it

domenica 14 febbraio 2016

La Religione controlla gli esseri umani?



Una verità può essere questa. In effetti tutte le guide spirituali conosciute professano l'Amore verso Dio e il prossimo senza bisogno di mattoni. Il corpo e il cuore dell'uomo diventano il tempio di Dio. Allora... Le religioni servono? Sono tutte giuste o tutte sbagliate tranne una? E quella giusta qual'è? La vostra?

Molti nella storia hanno detto: Dio è con noi.

sabato 13 febbraio 2016

Viste le Onde Gravitazionali, di nuovo concepibili i viaggi nel Tempo per la scienza



Viaggiare nello spazio e nel tempo, tuffandosi nei buchi neri e sfrecciando all'interno di un cunicolo spaziotemporale, un wormhole come quelli immaginati nel film Interstellar: sembra fantascienza, ma molto probabilmente tutto questo "diventa concepibile" dopo la scoperta delle onde gravitazionali. "Si apre un mondo per la ricerca. Anzi, si potrebbero aprire più mondi", ha detto Salvatore Capozziello, dell'università Federico II di Napoli, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e presidente delle Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (Sigrav).

"Le onde gravitazionali che adesso siamo in grado di intercettare sono direttamente connesse con la struttura degli oggetti che le emettono, vale a dire - ha spiegato l'esperto - posso desumere da un'onda gravitazionale le caratteristiche dell'oggetto che la emette". Diventa possibile costruire una nuova mappa del cielo: finora avevamo solo quella basata sulla luce visibile, o sui raggi X, o sull'infrarosso, e adesso si può costruire la mappa basata sulle onde gravitazionali.

"E' appena l'inizio di una lunga storia", ha rilevato Capozziello, perchè una mappa del genere potrebbe essere fatta di una miriade di oggetti che finora sono stati invisibili. Non solo: finora i buchi neri erano solo oggetti teorici previsti dalla teoria della relatività generale; adesso sono oggetti reali. Ne sono state appena visti due, distanti 1,3 miliardi di chilometri, fondersi in un nuovo buco nero. E' stato ascoltato il loro suono, ne sono state calcolate dimensioni e distanza. Che cosa significa tutto questo, a che cosa potrebbe servire? Sicuramente sono conoscenze senza precedenti e rivoluzionare, ma potrebbe esserci altro".

venerdì 12 febbraio 2016

Adam Kadmon, la domanda è: Quanta verità c'è in quello che dice?



L'unico modo per capirlo è studiare molto e spaziando in vari argomenti come fa lui. Ci sono varie teorie su questa figura misteriosa, ovviamente tutte le figure ufficiali lo screditano, o quasi. Qui bisogna sempre capire se hanno ragione a farlo o no. L'unico modo, ripeto, è ascoltare, provare e ritenere il giusto.

Una cosa è certa: Fosse vero la metà di quello che dice, staremmo vivendo un mondo ben diverso da quello che ci aspettiamo.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...