giovedì 27 febbraio 2014

Ritrovati 70 libri di metallo in Giordania che potrebbero cambiare la storia proto-cristiana

Un’antica collezione di 70 piccoli libri, rilegati con filo, potrebbe rivelare i segreti degli albori del cristianesimo e cambiarne parzialmente la storia. I libri sono stati scoperti cinque anni fa in una grotta situata in una zona remota della Giordania, dove è noto che i profughi cristiani fuggirono dopo la caduta di Gerusalemme nel 70 d.C. Documenti importanti, rispetto allo stesso periodo, erano già stati precedentemente scoperti nella zona.
Gli esperti sono ancora divisi sul giudizio di questi reperti, tuttavia se ne fosse verificata l’autenticità sarebbe una delle scoperte più importanti degli ultimi decenni, tanto da rivaleggiare in importanza con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto, avvenuta nel 1947. Non più grandi di una carta di credito, le pagine dei libri mostrano immagini, simboli e parole che sembrano riferirsi al Messia ed alla sua crocifissione e resurrezione. Inoltre, alcuni di questi libri sono sigillati, e ciò ha indotto gli esperti a ipotizzare che possa trattarsi della raccolta perduta, dei codici citati nel “Libro delle Rivelazioni” della Bibbia.

I test iniziali sul metallo, indicano che alcuni dei libri risalirebbero più o meno al primo secolo dopo Cristo. Questa stima è basata sul tipo di corrosione presente, e che secondo gli esperti sarebbe impossibile da raggiungere artificialmente. Se tale data sarà confermata, i libri sarebbero i prima dell’era cristiana, anticipando quindi gli scritti di San Paolo.
La prospettiva che i libri possano narrare la storia degli ultimi giorni della vita di Gesù, ha eccitato parecchio gli studiosi, che tuttavia stanno analizzando con cura la questione, a causa del fatto che già in passato ci furono casi eclatanti di ritrovamenti di reperti, poi dimostratisi falsi. “David Elkington”, uno studioso inglese di storia antica e di archeologia religiosa e uno dei pochi a esaminare i libri, ha detto che potrebbe essere “la più grande scoperta nella storia del cristianesimo”.
Anche le origini di tale tesoro sono ancora un enigma. Dopo la sua scoperta da parte di un beduino giordano, esso è stata acquisito da un israeliano, che lo ha portato con sé in Israele, dove tutt’ora si trova. E il governo giordano sarebbe ancora in trattativa con lui per rimpatriare la preziosa collezione. “Philip Davies”, professore emerito di studi biblici alla Sheffield University, ha detto che ci sarebbe una forte evidenza che i libri abbiano un origine cristiana, perché le placche mostrano una mappa della città santa di Gerusalemme. “Quando l’ho vista sono rimasto scioccato. E’ chiaro che questa è una immagine cristiana. C’è una croce in primo piano e dietro di essa una tomba (presumibilmente di Gesù), un piccolo edificio con un’apertura, e sullo sfondo le mura della città. Il libro descrive anche le pareti delle mura e quasi certamente si riferisce a Gerusalemme. Si tratta quindi di una crocefissione avvenuta al di fuori delle mura della città”, ha detto il professore.
Mentre la dottoressa “Margaret Barker”, ex presidente della Società per lo Studio dell’Antico Testamento, ha dichiarato: “L’Apocalisse parla di libri che sono stati sigillati e che verranno aperti solo dal Messia. Altri testi dello stesso periodo, parlano di un libro sigillato contenente racconti di grande saggezza e di una tradizione segreta, passata da Gesù ai suoi discepoli più vicini. Questo è il contesto di questa scoperta”.
Purtroppo, in mezzo a tutto questo ottimistico clamore, c’è anche una nota dolente: il team britannico attualmente responsabile della scoperta, teme infatti che il suo attuale “detentore” israeliano, possa prendere in considerazione l’ipotesi di vendere alcuni dei libri in nero a collezionisti privati. Costui, pur negando tutto, sostiene però che i libri appartengano alla sua famiglia da oltre 100 anni.

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