martedì 27 dicembre 2011

L'Estinzione Imminente delle Api


All’inizio sembrava una di quelle notizie “millenariste” o “catastrofiste”, una di quelle cose insomma che vanno di moda da Kyoto in poi e che in fondo lasciano il tempo che trovano… la fine del Mondo che si avvicina, i sensi di colpa di una società troppo opulenta ed ineluttabilmente in declino… Poi oltre la boutade, oltre il ragionevole scrupolo da “uomo-qualunque” e l’innegabile fascino da scoop giornalistico sono cominciate ad arrivare le prime conferme scientifiche, la cruda analisi dei dati, i bollettini specializzati e i bilanci delle associazioni di categoria, gli allarmi di enti locali e nazionali.


Allora adesso possiamo dirlo, anzi, adesso è meglio che lo si dica e si cominci anche a riflettere seriamente:

Le Api stanno Morendo. Muoiono in tutto il mondo.

Con percentuali diverse, probabilmente per cause e concause diverse tra loro, ma stanno proprio morendo. E’ un dato di fatto, è una orrenda certezza statistica. E, purtroppo, non è nemmeno più una novità: succede da anni, costantemente, senza margini d’errore. Siccome in certi casi spaventarsi è non solo giusto ma anche doveroso, cominciamo da una frase di Einstein ( o almeno attribuita ad Einstein ma si sa che citare una frase di Einstein fa sempre più effetto, quindi stabiliamo che sia davvero sua) :

 “Se le api dovessero scomparire, al genere umano resterebbero cinque anni di vita”.

Il ragionamento che sottende all'affermazione è sicuramente valido, sia o meno di Einstein, in via di principio vale: niente più api, niente più impollinazione, niente più frutta e vegetali (non tutti, ma gran parte), con conseguente spirale a discendere il cui limite sta solo nella fantasia di ciascuno di noi.   Cosa vuol dire “le api stanno morendo”? Vuol dire che in Italia, secondo le stime riferite al 2007 dell’Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici (Apat), il numero degli insetti si è dimezzato. In un anno. Una cifra enorme con rischi gravi per i delicati equilibri dell'ecosistema e per il ciclo naturale, con danni economici stimati in 250 milioni di euro. Il disastro interessa tutta l'Europa, con una perdita tra il 30% e il 50% del patrimonio di api; ed è ancora più grave negli Stati Uniti, con punte anche del 60-70% in alcune aree per il fenomeno da spopolamento definito Ccd (Colony collapse disorder). L’allarme negli USA è scattato almeno nel 2003; da allora la strage continua. E si allarga.   Perché? Con certezza non lo sa nessuno, perlomeno nessuno è in grado di individuare un’unica causa. Semmai molteplici concause. L’inquinamento (di aria, acqua e suolo), i cambiamenti climatici repentini e prolungati, che avrebbero influito negativamente sulla disponibilità e sulla qualità dei pascoli e dell’acqua. Per quanto riguarda l’inquinamento, le maggiori responsabilità sono attribuibili all’inquinamento da fitofarmaci e da pesticidi come i neonicotinoidi a base di imidacloprid. Come il Gaucho della Bayer, a detta dell’entomologo Giorgio Celli. La Bayer ha introdotto sul mercato un nuovo prodotto, quando ancora si stanno studiando i suoi effetti sulle api. Per colpa dei telefonini, secondo uno studio condotto dal dottor Jochen Kuhn dell’Università di Landau. Kuhn imputa alla crescita esponenziale dell’inquinamento elettromagnetico il fatto che le api, stordite e sviate dal segnale dei telefonini, perdano il senso dell’orientamento.

Ma peggio ancora il caos elettromagnetico favorirebbe alcune malattie come virosi e varroa (malattia causata da un acaro che attacca sia la covata sia l’ape adulta, e la cui diffusione è favorita proprio da queste forme di inquinamento). Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, le maggiori responsabilità sono attribuibili all’andamento sempre più irregolare del clima (periodi siccitosi prolungati, periodi con temperature molto elevate seguiti da repentini ritorni di freddo, temporali intensi) che comporta un’interruzione al flusso normale dei nutrienti necessari alle api per la loro crescita e per il loro sviluppo, indebolendo di conseguenza le difese dell’alveare. Il problema è che così come l’italiana APAT nessuno oggi al mondo è in grado di identificare una sola causa. Ma tutti sono d’accordo sugli effetti, del resto ben visibili: crollo verticale delle popolazioni di api in tutto il mondo.  

A rischio sono le colture di mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza (come denunciato dalla Coldiretti), ovvero tutte quelle piante la cui produzione dipende completamente o in parte dalle api (grazie alla loro impollinazione). Ma a rischio sono anche gli allevamenti, visto la sempre minore impollinazione da parte delle api delle colture foraggiere a seme (come l’erba medica ed il trifoglio) fondamentali per i prati destinati a pascolo. Il forte calo dei prodotti agricoli e da allevamento comporta effetti negativi inevitabili come un aumento sensibile del suo prezzo di mercato e un aumento delle importazione dall’estero, con tutto quello che ne concerne… Insomma, di sicuro c’è solo che l’uomo si sta dando la zappa sui piedi... se già non se li è amputati.

3 commenti:

  1. A proposito di cambiamenti climatici e animali, a tutt'oggi 27 Dicembre i ricci, che abitualmente vengono a mangiare nel mio cortile la pappa preparata per i gatti,non sono ancora andati in letargo.....mai successo! C'è da dire che oggi alle 15,30 c'erano 17 gradi....il 27 dicembre!

    RispondiElimina
  2. Ma figurati!!! E' tutto normale!!! Non fare allarmismi!!! E' solo un ciclo normale!!!

    Ovviamente sono sarcastico... Continuare a dirci che non succede niente, fino a che non ce ne accorgevamo da soli, era facile... Adesso ce ne accorgiamo anche noi... Oggi anche qui 18 gradi al Sole.

    RispondiElimina
  3. Oggi a Firenze sembrava primavera.......
    Quello della grave moria delle api è un allarme dato da tempo, ma a parte l'allarme dato dai naturalisti, un grido che si è levato da più parti nel mondo, NESSUNO FA NIENTE, o VUOLE fare niente ed evidentemente preferiscono guadagnare soldi sicuri piuttosto che spenderli per affrontare seriamente il problema generale di questo pianeta morente per colpa dell'uomo...
    Con le risorse in esaurimento, la variazione del clima, il surriscaldamento globale, l'estinguersi delle specie attaccate da inquinamento e concause, il giocare dell'uomo con il nucleare fino a contaminare tutto il pianeta....e tutto il resto che vi viene in mente, mi domando: ma quanto tempo ancora pensiamo di potere giocare con forze più grandi di noi prima che il Mondo elimini il suo virus più pericoloso: NOI?

    Mi consola la certezza biblica che Il Signore tornerà prima che l'uomo possa distruggere la Terra.....la possibilità c'è, per la prima volta nella storia dell'uomo, questa possibilità c'è davvero. Potremmo far saltare il pianeta intero se volessimo, ma per ora ci accontentiamo di distruggerlo pezzo a pezzo! Non manca davvero molto, sono convinta, prima che il Signore metta fine allo scempio.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...