lunedì 16 settembre 2013

Intervista a LLOYD PYE riguardo lo "Starchild"


“Io credo che lo Starchild, fino ad oggi, sia la prima, vera prova- nonchè la migliore- dell’esistenza degli Alieni. Almeno una volta, 900 anni fa, uno di loro è vissuto, è morto ed è stato seppellito qui, sulla Terra. E se è successo una volta, può accadere ancora. Questo cranio dimostrerà che la vita aliena è reale e se solo avessimo i fondi necessari lo sapremmo già. Finora abbiamo recuperato pochi frammenti del DNA mitocondriale e del DNA nucleare, ma già tutto indica chiaramente che alcune sequenze genetiche dello Starchild non hanno nulla di paragonabile con quelle terrestri”.

A parlare è Lloyd Pye, il ricercatore americano da anni impegnato a scoprire la vera natura di questo singolarissimo reperto soprannominato “Bambino delle Stelle” e trovato, per caso, quasi 80 anni fa in una grotta messicana accanto allo scheletro di una donna. L’ho incontrato qualche giorno fa, di passaggio a Milano dove tornerà, il prossimo 28 settembre, quando sarà ospite del 1° Meeting Internazionale di Esobiologia organizzato dal Comune di Segrate. Un appuntamento imperdibile, un’occasione unica di sentire dalla sua voce i risultati degli ultimi test scientifici che lo hanno convinto ancora di più della origine non terrestre di questo cranio tanto anomalo.





“In un teschio umano ci sono 25 punti principali di riferimento. Le nostre arcate sopraccigliari possono avere una certa gamma di varianti. Idem per il naso o per le orecchie- le possibili differenze non sono molte. Insomma, c’è una limitata scala di differenze in queste 25 parti anatomiche. Ma lo Starchild , in ognuno di questi 25 punti- in ognuno!- è al di fuori dei limiti consentiti. Neanche una di queste 25 caratteristiche è identica a quella di un essere umano, non c’è neppure possibilità di confronto.“

Potrebbe trattarsi, semplicemente, di una deformità senza precedenti? “Assolutamente no. Ci sono 20 specialisti che hanno escluso una malformazione. Solo uno, il dottor Steven Novella, ha affermato il contrario. Uno contro venti. Ma ovviamente Wikipedia riporta solo la sua opinione, perchè dice quello che tutti vogliono sentirsi dire per essere rassicurati: che lo Starchild non è un alieno, perchè gli alieni non esistono. Ammettere un’ altra verità manderebbe in crisi tutto il loro mondo”, mi dice con una nota polemica il ricercatore americano.

Certo, l’aspetto- davvero insolito- di questo cranio lascia sbigottiti. Quella testa bombata sui lati e sfuggente nella nuca, l’assenza dei seni nasali, le orbite oculari molto ampie ma poco profonde, la mascella piccola e il palato piatto, il collo estremamente sottile ricordano, in tutto e per tutto, la classica descrizione di un Grigio. E Pye crede che esattamente di questo di tratti: quasi mille anni fa, qualcuno ricompose e seppellì il corpo di una creatura arrivata da un altro pianeta. E va in questa direzione anche l’esame che ha permesso di mostrare come doveva apparire il cervello contenuto in quella stranissima scatola cranica…


A destra, come doveva apparire il cervello dello Star Child
“Era molto diverso dal nostro”, mi spiega Lloyd Pye. “Prima di tutto, perchè era più grande. Ogni essere umano ha un cervello con un volume di circa 1400 cm. cubici. La scatola cranica dello Starchild è simile a quella di un ragazzino di 12 anni o di una persona adulta alta un metro e mezzo. Anzi, lo Starchild era alto non più di 120 centimetri, era molto piccolo rispetto alla sua testa sproporzionata.

In ogni caso, all’interno di quella scatola cranica- più piccola della nostra- si trovava un cervello più grosso, con un volume di 1600 cm. cubici. L’osso è più sottile- due o tre volte rispetto al nostro, anche se è molto più resistente- e quindi all’interno si crea più spazio. Anche le orbite oculari sono meno profonde e non ci sono i seni nasali- altro spazio in più. Insomma, era tutto cervello, molto grande ed efficiente.

Non solo. Era diversa anche la materia che lo formava. Se guardi alla forma della testa, la sua nuca è molto angolata e da lì esce direttamente il collo, molto sottile, grande quanto un mio polso. Se fosse stato della stessa sostanza del cervello umano, il peso della massa sovrastante, scivolando nella prima vertebra, lo avrebbe ucciso. Ma non è successo. Il suo cervello rimaneva in posizione, perchè era molto più solido, compatto, duro. E questa è un’altra grande differenza che lo rende speciale.”

Ancora non vi basta? Sentite allora a quale conclusione lo studioso americano e i suoi collaboratori sono arrivati. ”In quel collo così piccolo non c’era l’organo fonatorio. Siamo convinti che lo Starchild non parlasse. Mangiava, perchè aveva i denti, ma la sua lingua era piatta, spessa quanto un pezzo di cartone. Lo sappiamo perchè la volta del palato è piatta e la lingua doveva avere la stessa forma. Non era fatta per parlare, ma solo per introdurre il cibo in bocca.

Inoltre: quando noi parliamo, i nostri seni nasali frontali rendono la nostra voce più risonante, la amplificano. Lui non ce li aveva, perchè non gli servivano. E non gli serviva la lingua e neanche la voce. Pensiamo che il suo grande cervello gli permettesse di comunicare con la telepatia. Tutti coloro che hanno interagito con i Grigi- e noi pensiamo che questo sia il teschio di un Alieno grigio- tutti dicono che non parlano, ma si capisce comunque cosa dicono o pensano mentalmente. Quindi crediamo che le sue caratteristiche fisiche e il suo cervello indichino che comunicava tramite telepatia.”

Supposizioni, suggestioni, nulla di scientifico- si può facilmente obiettare. Diventa più difficile, però, contestare gli esiti dei test genetici: le sequenze del DNA recuperate ed analizzate fino ad oggi sono a disposizione di tutti. Le ha pubblicate lo stesso Pye in un suo ebook e compaiono sul sito dello Starchild Project. “Voglio essere molto chiaro, però – ribadisce il ricercatore- noi abbiamo solo piccole parti dell’intero genoma dello Starchild. Dei 3 miliardi di coppie di base, abbiamo potuto recuperare frammenti solo per alcuni milioni di basi. È poco, ma da quel poco che abbiamo possiamo già capire che il DNA è del tutto diverso.

Era questo il volto della strana creatura?
Circa la metà delle basi non trova riscontro in nessun DNA presente sulla Terra. Quindi, lo Starchild non era di questo pianeta, già con questi risultati incompleti è evidente. Ma per arrivare alla prova definitiva e assoluta ci serve il denaro per completare l’esame- un’operazione molto costosa. Ci vogliono ancora circa 3 milioni di dollari per arrivare fino in fondo. Stiamo provando a cercare i fondi necessari. Certo la scienza non ci aiuta, anzi ci rema contro. Ma dal momento in cui riusciremo ad avere il denaro necessario, nel giro di un anno al massimo otterremo la risposta finale.”





Una risposta che evidentemente in molti non vogliono conoscere. Creerebbe troppi problemi, troppi sconvolgimenti allo status quo- sostiene Pye. “Gli scienziati sostengono che per ora non abbiamo provato nulla. Se non c’è il 100 per cento del DNA, i nostri risultati parziali non contano, magari ci siamo sbagliati. Poi però in privato ti confidano:. Ecco qual è, al momento, l’atteggiamento dominante all’interno del mondo accademico.


Ammettere che lo Starchild era un Alieno comporterebbe cambiamenti epocali. Dovremmo riscrivere da capo i libri, cancellare tutte le nostre certezze, annullare il nostro sistema di valori e di credenze. Tutto crollerebbe. Nessuno, con una posizione di potere, vuole che ciò accada, nessuno vuole fare i conti con questi problemi e con questi cambiamenti su larga scala. E poi la scienza accademica ha stabilito che gli Alieni non sono reali, che gli Ufo non sono reali. Invece lo sono. Eccome! ”


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